Great Rift parte 7
19 agosto
Oggi sveglia presto, dobbiamo fare la tappa più lunga, oltre 600 Km di strada. Non solo, dobbiamo anche passare la frontiera uscendo dalla Tanzania per entrare in Rwanda. Non sappiamo se riusciremo a fare tutta quella strada, un piano alternativo prevede di arrivare fin dove possiamo e di fermarci a dormire dove capita.
La sveglia è presto, ma non troppo; saremmo partiti prima, ma una legge locale vieta il transito dei veicoli prima di una certa ora. Mentre portiamo fuori dalle camere i bagagli, Sergio inciampa e cade giù dalle scale. Niente di grave, o meglio di gravissimo, si è storto una caviglia che si è gonfiata. Dovrà rinunciare all’escursione dei gorilla, ma non ne fa un gran dramma, li ha già visti due anni prima.
Partiamo con un pulmino molto veloce e la strada fin dall’inizio è pessima. L’autista, si dimostra bravissimo, sembra un pilota di rally. Corre quanto può, sterzando in continuazione per evitare le buche, camminando sul pezzo di strada migliore. Noi all’interno ci troviamo come in un frullatore, sbalzati da tutte le parti. Dato il tipo di strada il polverone è inevitabile, questa volta leggermente più accentuato, data la maggiore velocità. Nonostante questo, qualcuno riesce comunque a dormire, come dimostrano alcune foto.
All’ora di pranzo una breve sosta per mangiare un po’ di pane e tonno, poi si riparte.
Dopo un pezzo di strada infinito, arriviamo alla frontiera intorno alle 16:30. Molto prima di ogni più rosea previsione. Abbiamo fatto in tempo, se fossimo arrivati più tardi, avremmo trovato la frontiera chiusa. Avremmo dovuto passare la notte in Tanzania. L’uscita dalla Tanzania è molto veloce. Alla frontiera del Rwanda sono molto più fiscali del solito, vogliono vederci in faccia uno per uno, chiedendoci cosa ci facciamo e perché vogliamo entrare nel paese. L’unico problema è che qui parlano francese.
Arrivato il mio turno entro e saluto con un “Hello”, tanto per mettere in chiaro, parlo inglese e se non lo capisci è un problema tuo… Fortunatamente il tizio parla anche inglese.
Una volta passati, dobbiamo fare il cambio di pulmino, quello che ci ha portati fino qui è stato bravissimo, ma deve tornare in Tanzania. Adesso ne abbiamo uno nuovo.
Questo nuovo pulmino sarà l’ultimo che useremo, lo terremo fino alla fine della vacanza. E’ il migliore di tutti in quanto a comodità e pulizia. Carichiamo i bagagli, ci accomodiamo e partiamo.
Il pulmino è molto comodo, troppo. dopo essere stato nel viaggio precedente tutto il tempo sul motore, sono stanchissimo. La strada è asfaltata, e asfaltata bene, senza le irregolarità che saltuariamente si incontravano sulle strade degli stati precedenti. Crollo addormentato, dormirò fino all’arrivo a Kigali.
A Kigali alloggiamo in una specie di Motel piuttosto losco, chi avrà modo di fermarsi, non partecipando all’escursione dei gorilla, noterà strani traffici di merci e soldi. Ci danno le camere, alcune senza bagno. Le camere sono da due. Come per l’ostello a Mbeya faccio coppia con Bernardo; d’accordo con lui, per evitare disagi ad altri, prendiamo una delle camere senza bagno.
Abbiamo circa mezz’ora prima di cena, è tardi ma devono avere il tempo di preparare. Vado nel bagno comune per una doccia che avrebbe dovuto essere calda. E’ fredda, ma ho bisogno di una doccia e non intendo rinunciarci. Tanto ormai ci sono abituato alle docce fredde.
La cena è pronta prima del previsto, pollo con riso e patate fritte. La cosa divertente è che quando Angelo ha chiesto se ci andava bene, abbiamo risposto tutti con un si entusiasta. Da bere, delle maxi birre da 66 cl, le troveremo e prenderemo spesso qui, in Rwanda. Dopo cena, tutti subito a letto.
20 agosto
Oggi è previsto il trasferimento a Kisoro in Uganda, in vista dell’escursione dei gorilla di domani. Qui il gruppo si divide, Katia, Adele e Sergio non vengono con noi e rimangono a Kigali. Li rivedremo tra due giorni. Avranno tempo per riposarsi e vedere la città. Noi partiamo con calma, non c’è fretta.
Lungo la strada il pulmino si ferma per una breve sosta. Alcuni, in un chiosco locale, ne approfittano per prendere degli spiedini di carne e delle patate arrosto. Io evito, visto che è quasi ora di pranzo.
Raggiunta la frontiera l’attesa è leggermente lunga, ma ci siamo abituati.
Passata la frontiera incominciamo ad avere fame. Molti di quelli che hanno fatto lo spuntino precedente a base di spiedini non hanno fame e si considerano a posto, ma non tutti hanno mangiato. Per non costringere il grosso del gruppo ad una tappa ci organizziamo all’interno del pulmino. Apro una scatoletta di tonno e la svuoto fuori dal finestrino. Per fortuna è tonno al naturale e butto fuori solo acqua. Prendo il coltellino svizzero e il pane. Con un po’ di difficoltà dovuta alle buche della strada, preparo un po’ di panini da distribuire agli affamati, compreso il sottoscritto. Alla fine con qualche salvietta pulisco tutto.
Arrivati in Uganda, raggiungiamo il campeggio a Kisoro. E’ quasi vuoto, ci sistemiamo in un ampio spazio verde. E’ molto morbido, staremo bene. Dopo tanti giorni torniamo a dormire in tenda. Mi sembra di essere tornato a casa. Bucato, doccia calda, anzi bollente, e poi prepariamo la cena.
Poco prima di cena consegniamo i passaporti al contatto di Angelo, ha il compito di velocizzare le pratiche per domani. Dopo circa due ore ce li riportano, hanno già il timbro di uscita dall’Uganda, con la data di domani.
Dopo cena una riunione sul comportamento e le precauzioni da tenere domani nella foresta, per l’escursione dei gorilla.
Non potremo andare tutti insieme, siamo troppo numerosi, ci dovremo dividere in due gruppi con massimo otto persone per gruppo. I due gruppi andranno in due diversi punti della foresta per raggiungere due diverse famiglie di gorilla.
Bisognerà tenere pantaloni lunghi ben chiusi nella parte inferiore. Ci sono molti punti con formiche particolarmente aggressive che, se possono, ti mangiano letteralmente vivo. Per lo stesso motivo bisogna stare bene attenti dove si mettono i piedi e muoversi velocemente nelle zone con formiche.
Sarà preferibile una camicia o maglietta a maniche lunghe, per la presenza di ortiche anche piuttosto alte.
Quando incontreremo i gorilla bisognerà tenere il seguente comportamento: muoversi lentamente, rimanere in silenzio o parlare a bassa voce, evitare assolutamente l’uso del flash per le foto.
Le regole internazionali vietano di avvicinarsi ai gorilla a meno di 7 metri. Probabilmente in Congo non saranno così fiscali, potremo avvicinarci di più ma dovremo evitare in ogni caso di toccarli per non attaccargli malattie.
Dal momento in cui incontreremo i gorilla avremo esattamente un’ora per rimanere alla loro presenza e scattare le foto, trascorsa l’ora dovremo andare via. La visita potrà essere interrotta in anticipo in caso di problemi.
In caso di emergenza, dovremo seguire molto velocemente le istruzioni dei ranger che ci accompagnano. Emozionati per la giornata che ci aspetta domani, andiamo a dormire.
21 agosto
E’ giunto il giorno della visita ai gorilla. Sveglia presto, colazione molto abbondante e partenza verso il confine con il Congo. Abbiamo già il timbro di uscita dall’Uganda, quindi non ci fermiamo alla frontiera e andiamo oltre. Un cartello ci avverte che stiamo lasciando l’Uganda per entrare nello Zaire, il nome che il Congo aveva prima. Non hanno fatto in tempo ad aggiornare il cartello, in fondo sono passati solo 11 anni da quando ha cambiato nome. Dopo la dovuta foto al cartello passiamo la frontiera del Congo e ci rechiamo al punto di partenza per le escursioni.
Oltre a noi 11, parteciperanno all’escursione due americane, madre e figlia e un ragazzo israeliano. Formiamo i gruppi, il mio comprende Angelo, Laura, le due americane e l’israeliano. L’altro gruppo comprende tutti gli altri. Arrivata la nostra jeep, saliamo, salutiamo l’altro gruppo e andiamo.
Procediamo per circa venti minuti con la macchina, fino alla fine del villaggio. poi ci fermiamo. Da qui andremo a piedi. Ci prepariamo. Prendo due pezzi di spago e lego i pantaloni all’altezza delle caviglie. Faccio fare allo spago vari giri; tengo i pantaloni non troppo tesi in modo da lasciare la necessaria liberà di movimento. E’ molto stretto e all’inizio penso che possa darmi qualche problema di circolazione, poi mi adatto. Insomma, una sistemazione quasi perfetta. Quasi. Qualche formica riuscirà comunque ad entrare.
Ci avviamo di buon passo, ci accompagnano due ranger, il primo che indica la strada, il secondo che chiude la fila. Il sentiero che ci porta alla montagna alterna pezzi in salita, con parti quasi pianeggianti. Avendo piovuto nella notte precedente, in alcuni punti è presente del fango. Proprio qui, abbiamo modo di avvistare il primo gruppo di formiche rosse. procedono compatte trasversalmente al sentiero, sono così tante e probabilmente da così tanto tempo che hanno scavato un solco nel loro cammino. Qui è facile vederle e scavalcarle, nella foresta non lo sarà altrettanto.
Dopo circa 50 minuti dalla partenza arriviamo all’inizio della foresta. Il confine è delimitato da un muro di pietre sovrapposte. Al di là del muro incomincia la foresta, con alberi e vegetazione molto fitta. Qui ci fermiamo. Dobbiamo aspettare notizie da un altro gruppo di ranger che sono partiti questa mattina per cercare i gorilla. I ranger sanno dove si trovavano i gorilla ieri sera, ma questi si spostano in continuazione, devono quindi cercare dove sono andati durante la notte. Dopo un po’ di attesa entriamo scavalcando il muro in un punto più basso e ci addentriamo nella foresta. E’ presente una specie di sentiero che si fa largo tra le piante. E’ appena sufficiente per passare. Dopo circa venti minuti ci fanno trovare indietro, è arrivata una nuova comunicazione e probabilmente è più comodo utilizzare un’altra entrata. Usciamo da dove siamo entrati e costeggiamo la montagna tenendo la foresta alla nostra sinistra.
Arriviamo ad un altra entrata e ritorniamo nella foresta. Il cammino è come il precedente, un sentiero stretto tra la folta vegetazione. Ci sono molti tronchi da scavalcare, rami bassi in cui bisogna passare sotto, radici che affiorano e fanno inciampare. Le formiche sono presenti in più punti, e in alcuni casi riescono ad entrare all’interno dei pantaloni. Danno dei gran pizzichi, con qualche manata per schiacciarle e qualche grattata, riesco a proseguire.
Il terreno non è nemmeno regolare come pendenza. Generalmente in salita, alterna punti con salite molto ripide, in cui bisogna cercare qualche appiglio per tirarsi su, con punti pianeggianti e punti in discesa. Inciampo varie volte e in una delle cadute piego male il dito di una mano. Mi fa male, spero di non averlo rotto. Fa caldo e sono sudato fradicio, la scelta di usare una maglietta a maniche corte si è rivelata giusta, nonostante qualche graffio sulle braccia. Ogni tanto mi fermo per un sorso d’acqua, ma non voglio esagerare, ho solo un litro a disposizione e non so per quanto dovremo continuare.
Dopo circa due ore e mezza dall’ingresso nella foresta incontriamo gli altri ranger, quelli che hanno trovato i gorilla. I gorilla sono a venti minuti di cammino. Bene. Anzi, male. Ancora venti minuti di cammino, con salite impossibili e formiche che ti assalgono. Finalmente, quando non credo più di poter arrivare mi trovo con un gorilla a tre metri di distanza.
E’ un cucciolo e sta mangiando tranquillamente del bambù. Con la sua manina spezza le canne come se fossero grissini e le mangia. Ci raggruppiamo silenziosamente, posiamo gli zaini in un punto in cui rimane un ranger di guardia e prendiamo le macchine fotografiche. Fin dall’inizio appare evidente che c’è poca luce e, non potendo usare il flash, le foto verranno male. In ogni caso ci provo lo stesso, scatto, quello che viene, viene. Faccio scatti in continuazione, le batterie nuove, ad un certo punto chiedono pietà e si arrendono. Le sostituisco con altre e ricomincio.
Oltre al gorilla cucciolo, ci sono anche delle femmine adulte più in disparte. Altri cuccioli si avvicinano e si mettono a dondolare sui rami giocando. I ranger, alla cui presenza i gorilla sono abituati, si avvicinano e partecipano al gioco, ovviamente senza toccarli. Vediamo altri cuccioli e altre femmine, alla fine manca soltanto lui. Ci giriamo intorno per cercarlo e lo troviamo, lui, il maschio adulto dominante, il “silver back”. E’ una montagna di muscoli che si muove lentamente, è evidente che qui è lui, il re. Mentre i cuccioli si avvicinano incuriositi, e le femmine ci guardano da lontano, lui non ci considera nemmeno, per lui non esistiamo. Ci avviciniamo molto, ma molto lentamente e facciamo qualche foto. I gorilla si spostano in continuazione e noi li seguiamo, l’unico segno tangibile del passare del tempo è il cielo che diventa sempre più grigio. Sembra di essere appena arrivati, ma l’ora a nostra disposizione è scaduta. E’ arrivato il momento di andare via. Un’ultima foto, anzi due e andiamo.
Per prima cosa, dobbiamo riprendere gli zaini, sono piuttosto lontani. Non ce ne siamo accorti, ma abbiamo camminato molto. Un sorso d’acqua e verifico la quantità rimasta, circa mezza bottiglia. Bene, per la discesa dovrei consumarne di meno. Metto nella borraccia una pastiglia di sali minerali, dovrebbe darmi un po’ di energia. Sono stanco e incomincia a farmi male un ginocchio, il ritorno sarà un problema.
Ci avviamo per il ritorno e poco dopo incomincia a piovere. Con la pioggia il terreno incomincia a diventare più scivoloso, mi trovo ancora più in difficoltà. Come lati positivi fa più fresco e, con l’acqua, le formiche si sono tolte dai piedi, non ne incontreremo più. La camminata risulta faticosa e un ranger, gentilmente, mi taglia un pezzo di legno da usare come bastone. Il bastone è un valido aiuto, mi da equilibrio nei punti difficili (moltissimi) e mi aiuta a scaricare il peso dal ginocchio dolorante. Nonostante tutto sono comunque il più lento, vengo spesso distanziato dal resto del gruppo che a volte si deve fermare per aspettarmi.
Dopo circa due ore di cammino arriviamo all’uscita della foresta. O meglio arrivo, gli altri sono già usciti da tempo, e mi stanno aspettando. Angelo è preoccupato per il mio ginocchio, io no, mi capita a volte che mi faccia male quando lo sforzo troppo, basterà un po’ di riposo e qualche antiinfiammatorio per tornare a posto. Mi preoccupa molto di più il dito della mano, che si è gonfiato e fa male.
Abbiamo ancora 50 minuti di strada per scendere dalla montagna e tornare alla macchina. La pioggia è aumentata e mi sto bagnando tutto. Gli altri hanno indossato i k-way o impermeabili. Dovrei farlo anche io ma non ne ho voglia, ho caldo e la pioggia mi permette di rinfrescarmi. Così nonostante gli inviti di Angelo, continuo con solo la maglietta. Arrivati finalmente alla jeep, dopo i 50 minuti previsti, o forse qualcosa di più vista la mia andatura, mi cambio la maglietta. Quella che ho tolto, sporca di terra dei vari viaggi, tutta sudata e bagnata di pioggia la lascio ad un soldato. Sembra contento.
Ci riuniamo con il resto del gruppo, nel punto di partenza vicino al confine. Loro sono già tornati da tanto e ci stanno aspettando. La loro camminata, fortunatamente per loro, è stata molto più breve della nostra; hanno raggiunto i gorilla in circa due ore e mezza. Sono contentissimi di quanto visto e ci scambiamo racconti e impressioni.
Sono circa le quattro e mezza del pomeriggio, sono stanchissimo e non ho ancora pranzato. Mentre Angelo sta facendo mettere, sui nostri passaporti, i timbri di uscita dal Congo, mangio, molto voracemente, pane e tonno. Al campeggio non ho voglia di fare una doccia, dovrei, ma veramente, non mi va.
Si prepara la cena, o meglio, gli altri preparano la cena. Mangiamo la solita pasta, con la solita birra. Dopo cena, vado subito a dormire, prima però mi faccio controllare il dito. Non sembra rotto, ma per sicurezza lo fasciamo e lo immobilizziamo con un pezzo di legno.
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