Welgedacht Reserve, 24 novembre

dscn2360Sveglia, colazione e pronti per le 8:00. Come prima cosa andiamo alla cella frigorifera per preparare da mangiare per i leoni e le iene del campo nord. I leopardi neri saranno gli unici esclusi, almeno per oggi.

Facciamo a pezzi varie parti di mucca per riempire le quattro casse destinate a leoni e iene. Ho così modo di divertirmi un ultima volta con l’accetta, rompendo un po’ di ossa. Pronte le quattro casse, e caricate sul furgone, prepariamo il cavallo per essere fatto a pezzi. E’ un cavallo morto da uno o due giorni, con una parte della pancia squarciata da qualche predatore. Il cavallo, essendo morto da un po’ di tempo incomincia ad avere un odore di decomposizione piuttosto forte. Mi dispiace ma questa volta passo, non me la sento di farlo a pezzi, quell’odore mi dà troppo fastidio.

Mi unisco quindi al gruppo che va alla zona nord dei recinti per dare da mangiare agli animali. Mentre diamo da mangiare ne approfitto per fare le ultime foto ai leoni e ai “mieileopardi neri Coal e Nikita. In particolare a Coal.

dscn2650Coal è riuscito ad entrare nella scenografia, tutta dipinta di verde per gli effetti speciali in chroma key, preparata per le riprese di domani. La scenografia oltre alla parete verde di sfondo contiene una parte rialzata, simile ad un cubo di circa un metro per lato, e la gabbia dentro la quale si metteranno gli operatori. Coal, all’interno di questo spazio, si diverte a saltare da una zona all’altra fino ad arrivare in cima alla parete di sfondo, alta quanto il recinto e attaccata a questo. Per fortuna non si rende conto che gli basterebbe un altro salto, di circa un metro e mezzo, e quindi alla sua portata, per essere fuori dal recinto. O forse se ne rende conto e non è interessato ad uscire.

Finito di dare da mangiare a leoni e iene, andiamo a fare il check degli animali al campo sud, mettendo acqua ai recinti che necessitano. E qui la grande sorpresa, i ranger aprono i rubinetti situati in corrispondenza delle costruzioni in muratura, e da questi esce acqua. L’impianto idrico è stato finalmente completato. Non avrò modo di sfruttarlo visto che per me è l’ultimo giorno e domani parto, ma la cosa mi rende comunque felice.

dscn2683Tornati al campo ci prepariamo per la gita domenicale, che oggi consiste nella visita alla miniera di Cullinan, una delle più importanti del Sudafrica. La miniera è famosa perché qui è stato estratto il Cullinan (stesso nome della miniera e stesso nome del proprietario) il più grosso diamante mai trovato di oltre 3000 carati. Una volta tagliato, i due pezzi più grossi sono finiti rispettivamente sullo scettro e sulla corona inglese. Attualmente la “Stella d’Africa” è il più grande diamante esistente.

Per pranzo ci fermiamo in un ristorantino dove ordino birra e un panino con hamburger e patate fritte. Buono, ma come livello dei piatti e abbondanza delle porzioni siamo molto lontani dal ristorante di Mongena.

Alle ore 14:00 inizia il tour per la miniera di Cullinan, con una certa delusione scopro che la visita prevede solo un giro in superficie, non scenderemo sotto terra. Non so perché, ma desidero sempre fare cose non permesse, perché giudicate troppo pericolose. La visita ci fornisce le informazioni principali di come funziona una miniera, e termina nella parte negozio dove vendono i diamanti lavorati. Sono quasi interessato all’acquisto di uno di questi fino a quando non scopro che i prezzi non sono in rand, la valuta del Sudafrica, ma in dollari americani. Il che significa che costano 10 volte di più di quanto pensassi. C’è ne uno addirittura da 110.000$! Va bene, i diamanti possono rimanere dove si trovano.

dscn2684Terminata la visita torniamo al campo base, dove trascorriamo le ultime ore chiacchierando. Io in particolare mi fermo a parlare con Dee, che mi racconta della sua vita. All’inizio non mi ero trovato bene con Dee, era poco tollerante per la mia conoscenza della lingua inglese. Non che sia particolarmente scarsa, ma sicuramente inferiore rispetto al livello degli altri volontari. Poi un po’ alla volta ho cominciato a capire un po’ meglio e ad aggirare i limiti del mio vocabolario. Gli prometto che, se ci rivedremo in futuro, tornerò con un inglese un po’ migliore.

Gli dico anche che in realtà, quando Lozanne parlava a me o al gruppo, non capivo proprio tutto quello che diceva, ma comunque non ero preoccupato. Sapevo che se si fosse messa a urlare NOOOOOOOO, sarebbe stata una brutta cosa…

Infine mangiamo gli avanzi del braai di ieri sera, e a dormire.

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