Great Rift parte 6

16 agosto

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Mi sveglio presto, ma non prestissimo, verso le 6:30. Non c’è fretta di alzarsi. Mentre sono lì, sdraiato ad oziare, si sente in lontananza il fischio di una sirena. Sorrido. La Liemba. Arriva la proprietaria del campeggio gridando “Liemba, Liemba”. Si, grazie, l’avevo capito.

Ci alziamo tutti piuttosto velocemente e ci prepariamo. Per portare i bagagli al porto avremmo dovuto chiedere un passaggio a dei turisti tedeschi presenti nel campeggio, ma sono già andati via. Chiediamo al proprietario del campeggio che si offre, dietro un modico compenso, di accompagnarci con il camion. E’ un camion con cella frigorifera che di solito utilizza per trasportare il pesce. All’interno l’odore non è dei migliori. Carichiamo i bagagli ed entriamo anche noi nella cella frigorifera, che fortunatamente è spenta. Viaggiamo ovviamente con il portellone aperto e, rimanendo vicino all’entrata, si riesce anche a respirare un po’ di aria decente. E’ un modo di trasporto originale, ci sarebbe da fare una foto, purtroppo le condizioni di luce non sono sufficienti.

Arrivati al porto, oltrepassiamo il cancello di confine e scarichiamo i bagagli. Dobbiamo passare la dogana per ottenere il visto di uscita dello Zambia (la nave è territorio della Tanzania).

Qui incominciano le difficoltà, le autorità locali, ultra corrotte vogliono qualche bustarella e incominciano a sollevare problemi. Ovviamente ci rifiutiamo di pagare, vogliono quindi perquisire tutti i bagagli. Entriamo uno alla volta, ciascuno con il proprio bagaglio. Ci fanno tirare fuori tutto, ogni singola cosa. Particolare interesse suscitano le medicine, per ognuna di queste vogliono sapere cosa serve. Mi rimane il dubbio se siano alla ricerca di droga, che tanto non abbiamo, o cerchino qualche scusa per sequestrare dei medicinali per poterli poi rivendere. In ogni caso non ci tolgono nulla.

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Terminate le formalità di uscita e perquisizione bagagli in sole due ore, ci dirigiamo verso la Liemba. La nave, nel frattempo, sta effettuando le operazioni di scarico del materiale nella stiva. Con un trasporto a staffetta carichiamo tutti i bagagli sulla nave. Una volta radunato tutto sul ponte, Angelo procede con l’assegnazione delle cabine. Abbiamo una cabina di prima classe e tre cabine di seconda. Tutte da quattro posti. La cabina di prima classe si trova sul ponte ed è dotata di bagno, quelle di seconda si trovano sotto e bisognerà utilizzare i bagni comuni. Siamo tutti d’accordo nel lasciare la cabina di prima a quattro delle ragazze.

Verso le 16 la Liemba ha finalmente terminato le operazioni di scarico; Con un fischio annuncia la partenza. Una serie di persone che erano intente a bighellonare presso il bar e non devono partire, si affrettano a scendere. Si parte. Il ponte che è riservato alla prima classe si libera, rimangono pochissime persone, noi, alcune donne con dei bambini piccolissimi e i sudafricani tristi che avevamo già incontrato al campeggio.

Poco dopo la partenza, la prima sosta. E’ l’unico attracco che la nave farà nel corso del viaggio; fino al capolinea a Kigoma non ci saranno porti in grado di consentire l’attracco. La nave rimarrà al largo e le persone e le merci ci raggiungeranno da riva attraverso delle barche. In questa sosta incominciano a caricare i sacchi nella stiva, ancora vuota. Poco prima della ripartenza arriva, all’ultimo momento, un camion pieno di persone. Stanno cantando e hanno degli strumenti musicali. Riescono a salire per un pelo.

Parlando delle condizioni della nave, bisogna dire che si trova in condizioni molto migliori di quanto avessi immaginato. Considerando l’età della nave e sopratutto chi la frequenta mi aspettavo un rottame galleggiante in un mare di sporcizia. Invece bisogna dire che si trova in buone condizioni ed è tutto sommato pulita. Discorso diverso per quanto riguarda i bagni. I bagni di una nave non sono mai bellissimi. In questo caso, i bagni di una nave, frequentata da africani, rispecchiano in pieno le aspettative. In negativo. Dico solo che, nel momento in cui ho la necessità di visitare i bagni (non ero ancora entrato), Stefano, che ha visitato mezzo mondo e visto di tutto, mi dice “Auguri…”.

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Per cena mangiamo al ristorante della prima classe (che lusso). La cena, a buffet, comprende del riso bianco, delle patate, delle verdure cotte, delle teste di pesce (te le puoi tenere), della carne e delle fette di ananas. c’è anche della salsa rossa speziata da mettere sul riso. Molto buona. Da bere, birra.

Dopo cena, altra sosta. Da qui in poi, niente più attracchi fino al capolinea. La nave si avvicina alla costa e segnala l’arrivo con la sirena, qui ci raggiungono delle barche con il carico. A prua, sul lato destro, si fermano quelle che devono scaricare le merci, che vengono sistemate nella stiva attraverso la gru. Più a poppa, su entrambi i lati della nave, accostano le barche che devono scaricare le persone e i loro bagagli. Vengono fatti entrare attraverso dei portelloni.

Ulteriore spettacolo, le persone caricate all’ultimo momento nella tappa precedente stanno cantando in coro. Sono a prua, in piedi, vicino alla stiva. Tutte ordinate, girate verso di noi intonano i loro canti, probabilmente religiosi.

Arrivata l’ora di dormire, ci ritiriamo nelle nostre cabine. In quel momento fischio della sirena, e altra sosta. Per un po’ guardo le operazioni di carico dall’oblò, poi vado a dormire: domani ci saranno tante altre soste.

17 agosto

Sveglia con calma, tanto non dobbiamo andare da nessuna parte, e colazione al ristorante della prima classe. Ci servono omelette e delle focacce fritte che preferisco non prendere. Il resto, pane e nutella, proviene dalle nostre scorte.

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Prima crisi del viaggio. Barbara non regge più le cabine di seconda classe. Si è dovuta alzare durante la notte per andare in bagno e ha trovato l’esperienza molto poco piacevole. In effetti anche a me è capitato di dovermi alzare per andare in bagno. Fuori dalla cabina mi sono trovato un vero e proprio tappeto umano, di persone che dormivano, da scavalcare. Camminando lentamente, cercando di pestare meno persone possibili, ho raggiunto faticosamente il bagno, le cui condizioni igieniche ho già descritto. In fondo, posso capire il disagio di Barbara. Adele si offre di scambiare il posto, nella cabina di prima classe. Barbara accetta, anche se, continuerà a non gradire il viaggio su questa nave. Bisogna anche aggiungere che, durante una delle soste, mentre stanno caricando delle oche, queste decidono di mollare tutta la loro cacca proprio sui suoi piedi.

E’ arrivato il momento di rivedere il programma del viaggio. La sosta forzata di un giorno in più a Mpulungu ci obbliga a cancellare qualcuno dei programmi dei giorni successivi. Angelo, nel frattempo, è riuscito a sentire il suo contatto che gli ha confermato “l’extra” per il 21. Quindi, tenendo fisso questo punto, dobbiamo adattare il tutto in conseguenza. Non c’è scelta, l’unica cosa da fare è cancellare la visita al Gombe National Park. Peccato, sarebbe stato interessante.

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E’ giunto anche il momento di parlare dell’extra, di quale sia la cosa fuori programma tanto attesa. Si tratta… della visita ai gorilla di montagna. E’ una specie in via di estinzione che in tutto il mondo si trova solo in una piccola area di foresta compresa tra Rwanda, Uganda e Congo. Ne sono rimasti solo 700. E’ molto difficile ottenere il permesso per la visita e, le liste di attesa per Uganda e Rwanda sono lunghe oltre un anno. In Congo c’è la guerra e le visite da quel lato sono meno richieste, l’attesa è poco più di un mese. In questo caso però bisogna verificare se la situazione politica consente il passaggio del confine. Noi, andremo in Congo, le ultime notizie danno la situazione tranquilla e senza pericolo.

Nel corso della giornata, le varie soste per il carico, riempiono sempre di più la nave, di merci e persone. La stiva è quasi piena. Ogni tanto scende qualcuno, come ad esempio i sudafricani tristi (ciao, finalmente fuori dai piedi), ma è poca cosa rispetto a quello che entra. Assistiamo spesso a delle risse. Per lo scarico, le persone delle barche vengono pagate solo se riportano a terra qualcuno. Si mettono quindi a litigare con le barche concorrenti per avere il diritto di accostare alla nave e prelevare le persone che devono scendere.

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Nel pomeriggio, in una delle soste, un barcone porta un gruppo di bianchi che salgono con qualche difficoltà. In pratica vengono caricati attraverso i portelloni, quasi come dei sacchi di patate. Noi, sempre alla ricerca delle prove più estreme, facciamo notare ad Angelo che per noi non è stata organizzata un’entrata simile sulla nave. I nuovi arrivati sono un gruppo di spagnoli che sta facendo un giro più o meno simile al nostro. Appena messo piede sul ponte, prima ancora di sistemarsi nelle loro cabine, si fiondano al bar per prendere delle birre (incominciamo bene). Prima di sera molti di loro sono già ubriachi.

Dopo cena, gli spagnoli si fermano nei pressi del bar e facendosi mettere della musica si mettono a ballare (no, il trenino no…). Provano a coinvolgerci nella loro festa, ma noi siamo stanchi. E’ più che evidente che loro sono in giro da meno giorni e con sistemazioni più comode. Noi andiamo a dormire.

18 agosto

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Anche oggi sveglia con calma e colazione al ristorante di prima classe. A differenza di ieri, assaggio le focacce fritte. Dopo averle assaggiate posso dire che avrei potuto vivere tranquillamente anche senza sapere quale fosse il loro sapore. Mi consolo con l’omelette, pane e nutella.

Dopo colazione ci rechiamo a prua per vedere come è la situazione. Le operazioni di carico durante la notte hanno riempito completamente la stiva. E’ stata chiusa con delle tavole di legno, e sulle tavole è stato sistemato un telone. Adesso molte delle persone presenti nell’area di prua, in gran parte donne e bambini si trovano su quel telone. Con Bernardo e Luciano, guardando le donne del gruppo giochiamo a sceglierci le mogli. Tra le tante c’è una molto carina, con un fazzoletto dorato intorno alla testa. Ha una bambina piccola e sicuramente non raggiunge i venti anni. Viene scelta da Bernardo.

Arrivano Katia e Morena con una busta di palloncini. Incominciamo a gonfiare i palloncini e a darli ai bambini. Sono felicissimi, li tengono stretti come se fossero le cose più preziose del mondo. E’ un momento di grande divertimento, da parte nostra e loro. La ragazza carina col fazzoletto dorato mi guarda e sorridendo viene a prendere un palloncino per la bambina. Mi dispiace Bernardo, ma tua moglie ti ha tradito per un palloncino.

Nel primo pomeriggio la nave arriva a Kigoma. E’ arrivato il momento di lasciare la Liemba e il suo carico di umanità. Scendiamo, passiamo la dogana e il controllo passaporti.

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E’ l’unico posto dove ci controllano il certificato di vaccinazione per la febbre gialla. Con la solita staffetta portiamo, un po’ alla volta, i bagagli al di fuori della zona del porto. Nel frattempo Angelo ha rimediato uno Hiace per spostarci. E’ piccolo, o entriamo noi o i bagagli. Prima i bagagli. Li carichiamo sul pulmino e con Angelo, Laura e Bernardo ci rechiamo all’ostello dove passeremo la notte. Una volta arrivati e scaricati i bagagli, torno al porto con gli autisti per prendere il resto del gruppo.

Raggiunto l’ostello procediamo con l’assegnazione delle stanze, riusciremo ad avere delle singole, per la prima e unica volta del viaggio.

Le camere sono al momento senza acqua, dovrebbe arrivare più tardi. La mia ha l’acqua, ma al contrario è senza corrente elettrica. In attesa del programma successivo ne approfitto per un bucato veloce.

Scendo giù per riunirmi al gruppo; poco dopo arriva il pulmino per la gita del pomeriggio. Destinazione, il posto, leggermente fuori Kigoma, dove avvenne l’incontro tra l’esploratore americano Stanley e l’esploratore inglese Livingstone. In quel luogo fu pronunciata la famosa frase “Dr Livingstone, I presume”. Visitiamo il luogo, dove sorge un monumento commemorativo. Bernardo e Luciano ripropongono la scena dell’incontro dei due esploratori: Bernardo nella parte di Stanley e Luciano nella parte di Livingstone ormai malato di malaria. Fatta qualche foto e visitato un museo molto alla buona sui due esploratori, ritorniamo a Kigoma.

tanzania kigoma

Al ritorno, ignorando che gli altri sono ancora senza acqua, ne approfitto per una doccia e un altro bucato. Dopo tre giorni di Liemba avevo bisogno di una doccia; e farla a buio, sono ancora senza luce, non è un problema.

Per la cena hanno prenotato nel migliore ristorante della città. Migliore nel senso di meno orribile. In Italia, con quelle pareti bianche non decorate e i neon freddi sarebbe considerato squallido e triste; A Kigoma, lo consideriamo pulito e accogliente. E’ gestito da musulmani che non vendono alcool e non permettono di portarne da fuori. quindi cena senza birra, dovremo prendere della coca cola. La cena consiste in pollo, molto speziato con riso bianco e patate fritte. Chi vuole, in alternativa, può avere il pesce. Angelo ci raggiunge più tardi, al momento deve sistemare alcune questioni relative al trasporto di domani. Arrivati alla fine della cena sorge un problema, Angelo non si è visto e non abbiamo i soldi per pagare. Per essere precisi non abbiamo abbastanza soldi tanzaniani, i dollari li abbiamo, ma non li accettano. Quando da entrambe le parti incomincia ad esserci qualche preoccupazione, essendo arrivata l’ora di chiusura, arriva Angelo con i soldi.

Al ritorno subito a letto, domani ci aspetta la tappa più impegnativa.

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