Welgedacht Reserve, 29 ottobre
Sveglia alle 6:30, doccia, mi preparo, e vado a fare colazione. La colazione è a base di corn flakes con latte. Ci sono vari tipi di corn flakes tra cui scegliere. C’è anche un bollitore elettrico con l’acqua calda con cui è possibile farsi un the o un caffè utilizzando il caffè solubile. Il caffè solubile non è proprio il massimo, ma mettendo due abbondanti cucchiai nella tazza, riesce quasi ad essere decente. Quasi.
Il programma della mattinata è dare da mangiare ai leoni. La zona dei recinti è divisa in due parti, parte nord e parte sud. Noi andiamo alla parte nord. Primo incontro con i leoni, visti da vicino sono enormi. E per niente socievoli, se potessero mangerebbero anche noi. Vedendo le foto e i filmati con Kevin, mi aspettavo che i suoi leoni fossero carini e coccolosi, non è così. Non sono addomesticati. Oltre ai recinti con i leoni c’è un recinto con le iene e un recinto con i leopardi. Sono neri. Bellissimi. E con una coda lunghissima. Appena li ho visti ho pensato, non sono leopardi, sono pantere nere. Poi guardandoli meglio, ho visto che avevano le macchie.
Diamo da mangiare a tutti quanti, ai leoni 8-10 galline a testa. Per farli mangiare li facciamo entrare in un casotto in muratura, presente in ogni recinto. Mentre mangiano li chiudiamo dentro il casotto, in questo modo possiamo entrare nei recinti e pulirli da ossa e escrementi.
Finita la pulizia raggiungiamo Lozanne che necessita di un paio di volontari per andare a prendere un animale morto, ci avverte che probabilmente non sarà un bello spettacolo, per cui vuole solo chi se la sente di andare. Alla fine siamo io e Enric, gli unici due uomini del gruppo.
L’animale è un waterbok (in italiano “cobo”), una grossa antilope che si trova in un allevamento al di fuori della riserva. E’ maschio che è stato ucciso a cornate in un combattimento con un altro maschio. Ha vari buchi in varie parti del corpo, e un grosso squarcio nella pancia. Visto da vicino è molto grosso e pesante. Il personale della fattoria, dopo avergli segato le corna per rivendersele, ci aiuta a caricarlo sul retro del pick-up con una carrucola. Rientrati nella riserva, lasciamo l’animale nella zona della cella frigorifera, distante un centinaio di metri dal campo base. Prima di andare a pranzo ripuliamo il retro del pick-up dal sangue.
Il pranzo consiste essenzialmente di avanzi della sera precedente, con aggiunta di insalata e il necessario per prepararsi dei sandwich. Sembra poco, ma va bene. Durante il giorno fa caldo, ed è meglio non appesantirsi troppo a pranzo.
Dopo pranzo andiamo nella zona cella frigorifera per fare a pezzi l’animale preso. Non è difficile, è solo lungo e leggermente faticoso.
Che sensazione si prova?
In linea di massima è come tagliare una bistecca, solo molto più grossa. La parte della pelle è difficile perché è contemporaneamente dura ed elastica, passata quella, la carne si taglia facilmente fino a quando non si arriva all’osso. Ad alcune ossa si gira intorno, altre si rompono con l’accetta. Essendo un animale morto da pochissimo, l’odore è quello di carne fresca, come quello che si sente entrando in una macelleria, solo molto più intenso. Leggermente diverso è il discorso riguardante la pancia e intestino. Qui l’odore non è proprio piacevole. E come si taglia la pelle, il contenuto tende a uscire fuori e a gonfiarsi. Tutto sommato fare a pezzi un animale non è una cosa così orribile come si può immaginare.
Quando siamo quasi alla fine del lavoro, arrivano delle auto con rimorchio che ci portano altri tre cavalli. Non ho una grande esperienza in cavalli, ma sembrano giovani e in forma, forse erano dei cavalli da corsa che non servivano più. Hanno un buco sulla fronte e sono stati uccisi da poco, il corpo è ancora caldo. La prima cosa che mi viene in mente mentre li scarichiamo dalle auto è che uno non ha idea di quanto sia grosso e pesante un cavallo fino a quando non deve farlo a pezzi.
Facciamo a pezzi un cavallo alla volta, e appena finito con uno, prima di passare al successivo, mettiamo i vari pezzi nella cella frigorifera e diamo una pulita. Nonostante questo, ci troviamo continuamente in un mare di sangue, una foto di una scena per me così inconsueta, è praticamente obbligatoria. Verso la fine, al terzo cavallo, l’odore di tutto quel sangue incomincia a darmi fastidio. Fortunatamente non manca ancora molto.
Terminato il lavoro, torno in stanza per una doccia calda e mettere dei vestiti puliti. Il bagaglio non è ancora arrivato, per fortuna per precauzione porto sempre nel bagaglio a mano qualche cambio extra.
Andiamo finalmente a cena, il menu prevede barbecue con hamburger e patate fritte. Ho chiesto ai miei compagni di lavoro se gli hamburger erano fatti con carne di cavallo e mi hanno picchiato…
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