Welgedacht Reserve, 1 novembre
Non ho dormito tutta la notte, probabilmente ieri ho preso un colpo di calore, e oggi sto malissimo. Aver passato tutto il pomeriggio a pitturare senza cappello, per paura di sporcarlo di vernice, non è stata una buona idea. Per niente. Soprattutto considerando il sole e il caldo che c’era nelle prime ore, e il fatto che ho i capelli tagliati a zero.
Quindi ho mal di testa, senso di nausea, brividi di freddo, e tutte le altre piacevoli sensazioni che di solito accompagnano questo stato. Nonostante questo, mi alzo come previsto al solito orario, mi trascino sotto la doccia, e dopo vado a fare colazione con gli altri prima di affrontare la mia giornata di lavoro.
Dopo colazione il programma prevede di dare da mangiare agli animali, ci rechiamo quindi alla zona della cella frigorifera per caricare le casse col cibo sull’auto. Nella zona della cella frigorifera c’è un forte odore di carne in decomposizione, deriva dai cavalli fatti a pezzi nei giorni scorsi, dai pezzi avanzati e gettati nel cassonetto, e da tutto il sangue versato.
Normalmente quest’odore non mi dà particolarmente fastidio, ormai ho cominciato ad abituarmi, ma nelle condizioni in cui sono oggi, quest’odore è insopportabile. Mi devo trattenere per non mettermi a vomitare, e mi tengo più possibile a distanza dall’area in modo che l’odore non sia troppo intenso.
Caricate le casse sul rimorchio mi metto dentro l’auto per poter riposare un poco. L’auto che usiamo normalmente è un grosso fuoristrada, tipo pick-up, con due posti anteriori e tre posteriori. Il tetto in acciaio è stato tagliato per lasciare l’abitacolo aperto, e nello spazio posteriore, normalmente adibito a vano di carico, sono state montate due panche con i sedili. Le panche possono ospitare tre persone l’una. Anche quattro, stringendosi un poco. Normalmente mi metto su una di queste panche, è uno spazio più aperto, e mi trovo più in alto, così posso vedere meglio il panorama. Oggi, date le mie condizioni, preferisco mettermi all’interno dell’abitacolo, è leggermente più chiuso, e i sedili sono più comodi. Forse qui riesco a dormire un poco.
Arrivati alla zona dei recinti, mentre gli altri lavorano dando da mangiare agli animali e pulendo i recinti, io passo la maggior parte della mattinata riposando all’interno dell’auto, in uno stato di dormiveglia. Gli altri hanno compreso il mio stato e non mi disturbano. Solo verso la fine, visto che mi sento leggerissimamente meglio e mi sembra brutto stare senza fare assolutamente niente, mi unisco agli altri per terminare i lavori di pulizia. Sono rimasti da pulire i casotti in muratura, rimuovendo dall’interno le ossa avanzate. In fondo non è nemmeno troppo male, considerando che sto all’ombra e al fresco.
Tornati al campo base, salto il pranzo e approfitto dell’ora di pausa a disposizione per dormire un poco. Alla fine sto un poco meglio.
Nel pomeriggio andiamo a pitturare il soffitto della visitor house. Nonostante le energie iniziali le mie condizioni peggiorano rapidamente. Ritorno molto presto ad avere mal di testa e senso di nausea. Lavorare in queste condizioni è molto difficile, e il mio contributo è poco più che simbolico. Brenda, che più di tutti si preoccupa delle mie condizioni, mi sgrida per il fatto che fino ad ora non ho preso neanche una medicina seria. Mi dice che dovrei prendere del paracetamolo, che stupidamente non ho portato, e mi dice che me lo darà lei, al ritorno al campo base.
Tornando al campo base ci prepariamo per la cena, che oggi è all’aperto. Il piatto è una specialità del posto, chiamato potjiekos, e consiste in uno spezzatino al sugo con verdure e patate, cotto alla brace in un grosso pentolone di ghisa. Leggermente piccante e molto buono. Ad accompagnarlo del riso bianco. Ho fame (ho anche saltato il pranzo) e mangio volentieri.
Vorrei trattenermi di più, ma nonostante il pile che indosso sento sempre più freddo. I brividi di freddo sempre più forti sono segno della febbre che si sta alzando, quindi saluto tutti e vado a dormire. Prima di dormire, tremando per il freddo, prendo il paracetamolo che mi ha dato Brenda, e dell’ibuprofene. Normalmente non mischio medicinali, è un consiglio di Brenda. E forse in questo caso è anche sensato, dovendo rimettermi in piedi velocemente, mi serve qualcosa di forte.
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