Welgedacht Reserve, 2 novembre
Ho passato tutta la notte dormendo benissimo, sudando e dormendo. Al mattino, al mio risveglio, la maglietta che indosso come pigiama è fradicia. Mi sento benissimo. Mi alzo al solito orario non sapendo che oggi avevamo una mezz’ora in più per dormire, e faccio la solita colazione con gli ottimi corn flakes e l’orribile caffè solubile.
Oggi è sabato, non si lavora, nella mattinata è prevista una passeggiata per la riserva. Qui si vive sempre all’aperto e si dà una grande importanza al camminare. Quindi si organizza per i volontari, che normalmente passano la vita di tutti i giorni al chiuso, una lunga camminata per la riserva.
Alle 8:00, con zaino in spalla e scorta d’acqua, lasciamo il campo base per la nostra passeggiata. Ci accompagnano due ranger che per sicurezza portano una cassetta del pronto soccorso e siero antivipera. Del resto qui in Sudafrica ci sono diverse specie di serpenti velenosi il cui morso può essere mortale. Come ulteriore strumento di sicurezza, ognuno di loro ha una bomboletta di spray al peperoncino, per difendersi e difenderci da un possibile attacco di un predatore. Da quello che dicono, lo spray al peperoncino può fermare anche un leone. Speriamo.
La passeggiata è con un passo abbastanza sostenuto, dopo pochi minuti lasciamo la strada per camminare tra la vegetazione. In questo caso, l’aver messo le scarpe alte e resistenti è stata un’ottima scelta. Mi sento bene, ma non benissimo. Diciamo che le mie condizioni sono al 80%. Non al massimo, ma sufficiente per la camminata. Anche per i tratti più impegnativi.
Speravamo di incontrare qualche animale interessante, come ad esempio un ghepardo, ma niente da fare, tutto quello che vediamo sono degli impala piuttosto distanti, che come ci vedono si affrettano a fuggire. Evidentemente il nostro procedere spedito e in gruppo ci fa somigliare ai loro occhi ad un gruppo di leoni a caccia. In un paio di occasioni facciamo una sosta per riposarci e bere un po’ d’acqua. In questo caso la mia borraccia è più che utile. E pensare che non la volevo neanche portare.
Quando qualche settimana fa ho cominciato a decidere cosa mettere nel bagaglio è sorto il dilemma della borraccia. Mi piace viaggiare leggero, con l’indispensabile, e metto nel bagaglio solo roba che sono sicuro che utilizzerò e di cui non posso farne a meno. E per la borraccia non avevo la sicurezza che fosse indispensabile. Poi mi sono detto, se mi serve e non ce l’ho, è un problema, mettiamola comunque nel bagaglio. Decisione corretta, questa vecchia borraccia di alluminio, di forma cilindrica, la sto utilizzando tutti i giorni. Non è elegante, non mantiene l’acqua fresca, ma è resistente. Può prendere colpi da tutte le parti senza rompersi. L’ideale per la vita spartana che si conduce qui. Pure la sua capacità, di un litro, è sufficiente per una mezza giornata in cui sono in giro a lavorare. Tanto all’ora di pranzo torno sempre al campo base, e ho modo di riempirla nuovamente. E un litro d’acqua è stato sufficiente anche per la passeggiata.
Presa la strada del ritorno, rientriamo al campo base verso le 10:00. Due ore di passeggiata, non male. Da questo momento non abbiamo impegni fino all’ora di cena.
Anche se oggi non siamo andati alla zona dei recinti non siamo rimasti senza vedere animali. All’interno di quello che per noi è il campo base, nella zona posteriore rispetto all’entrata, c’è un piccolo recinto in cui sono ospitati una coppia di sciacalli. Sono due cuccioli, rimasti senza la madre, che probabilmente non riuscirebbero a sopravvivere liberi. Li avevo già visti qualche giorno fa, e ogni tanto vado nei pressi del loro recinto per fare qualche foto.
Nel pomeriggio, mentre leggo tranquillamente un libro, mi chiama Dee, uno dei ranger, e mi porta al recinto con gli sciacalli. Mi chiede se mi va di entrare nel recinto e stare con loro o se la cosa mi spaventa. No, nessun problema, entro nel recinto. Se io non ho paura, la stessa cosa non si può dire dei due piccoli sciacalli che, come mi vedono, vanno a nascondersi nell’angolo più lontano. E rimangono lì per tutto il tempo della mia permanenza all’interno del recinto. Alla fine, visto che non mi va di continuare a stare lì a spaventarli, vado via e torno a leggere il mio libro.
Verso le 18:00 ci portano lontano dal campo, su una collina, per vedere il tramonto. Bello. Sarebbe stupendo se non ci fossero in lontananza, proprio nella direzione del sole, i tralicci con i fili elettrici che attraversano la riserva. Al ritorno braai con fettine di carne con cottura da media a ben cotta, e salsicce leggermente poco cotte. Ad accompagnare, una specie di insalata di riso. Unica nota negativa, le salsicce non vengono bucate, tutto il grasso rimane dentro. Altra nota negativa, una specie di “bruschetta”, fatta con un filone di pane avvolto nella carta argentata e messo sulla brace. L’interno viene spalmato con burro all’aglio. Prima cosa da mangiare che non mi è piaciuta in una settimana. Più tardi, sentendo un po’ di freddo, vado a dormire.
Seguimi