28 ottobre. l’arrivo
L’aereo arriva sopra Addis Abeba verso le sette del mattino e fa un lungo giro sopra la città, permettendomi di vederla dall’alto. In questo caso fa piacere avere un posto vicino al finestrino.
Subito dopo fa un secondo lungo giro, rifacendomi vedere lo stesso panorama visto poco prima. Quando vedo per la terza volta lo stesso grosso monumento, incomincio a innervosirmi, ho poco tempo a disposizione per prendere l’aereo successivo, e non voglio rischiare di perderlo e rimanere bloccato qui. Arrivati alla fine del terzo giro segue un annuncio in un inglese incomprensibile, reso ancora più incomprensibile dal rimbombo dovuto alla mia posizione laterale.
Non ho capito niente, ma qualcuno dei passeggeri accenna ad un problema ad una ruota. Ieri sera, durante il decollo da Fiumicino, è scoppiata una ruota (o l’aereo se l’è persa). In pratica il carrello è senza una ruota e l’aereo deve fare un atterraggio di emergenza. Incominciamo bene. Così durante il quarto giro l’aero incomincia a scendere e si allinea con la pista di atterraggio.
Toccato terra, rallenta velocemente fino a fermarsi con una brusca frenata. Molto brusca. Arriva velocemente un camion dei Vigili del Fuoco che incomincia a buttare acqua, facendo una marea di fumo (o forse è vapore).
A questo punto mi aspettavo una scena da film, tipo che ci facessero scendere di corsa dagli scivoli di emergenza, invece ci lasciano così, seduti ai nostri posti, senza dirci niente. Visto che non ci fanno scendere, evidentemente siamo più al sicuro all’interno dell’aereo che fuori. Se non sono preoccupato per la mia incolumità, sono preoccupato per l’orario, abbiamo perso più di mezz’ora girando sopra la città, e ora ci lasciano per un altro quarto d’ora ai nostri posti. L’aereo per Johannesburg sicuramente non ritarderà la partenza per un problema che si è verificato su questo volo.
Finalmente arriva l’autovettura con la scala e ci fanno scendere per farci entrare nelle navette. Dove ci fanno attendere un altro po’, così, tanto per gradire. Mentre guardo il carrello dell’aereo privo di una ruota, incomincio a pensare a come mi dovrò organizzare per passare qui una giornata, in attesa dell’aereo di domani.
Finalmente la navetta si muove e ci porta al terminal, ci fanno passare per un corridoio interno che ci fa evitare tutti i controlli di sicurezza, e con passo accelerato arrivo al gate del prossimo volo, dove sono già iniziate le operazioni di imbarco. Sembra che, nonostante tutto, riuscirò comunque ad arrivare oggi in Sudafrica. L’unico dubbio riguarda la presenza del bagaglio. Infatti pochi minuti dopo, durante il decollo, vedo il precedente aereo, ancora in mezzo alla pista di atterraggio, dove sono appena iniziate le operazioni di sbarco dei bagagli.
Il volo successivo, dopo quanto successo, risulta noioso e arriva a Johannesburg in orario. Ovviamente il bagaglio non c’è. Lascio i miei riferimenti telefonici per la riconsegna e chiamo Lozanne, il nostro riferimento, per avvertirla dell’accaduto. Mi avvio quindi al luogo dell’appuntamento per incontrarmi con gli altri volontari, ma prima mi fermo allo sportello dei cambi per prendere un po’ di valuta locale.
Arrivato al punto di incontro, situato vicino al banco delle informazioni, conosco gli altri volontari, siamo in cinque, oltre al sottoscritto ci sono:
- una signora inglese, Brenda.
- una ragazza del Madagascar, Anne.
- due ragazzi francesi, Vanessa e Enric, fratello e sorella.
Carichiamo i nostri bagagli in macchina e Ian, il ranger che ci è venuti a prendere, ci porta verso la riserva che per le prossime settimane sarà la nostra casa. A metà strada ci fermiamo in un supermercato per fare la spesa. Secondo quanto comunicato dal prospetto che ci hanno inviato, oltre che da dormire ci daranno anche da mangiare. Sono escluse bevande e alcolici a cui dovremo provvedere per conto nostro. Questo non significa che nella riserva c’è uno spaccio. Significa che quello che vogliamo di extra lo dobbiamo prendere adesso, qui al supermercato.
Essendo senza bagaglio prendo sapone e dentifricio, che sono il minimo indispensabile per andare avanti fino a quando non mi riconsegneranno la mia roba. Oltre a questo compro due bottiglie di vino (rosso). All’uscita del supermercato per caso incontriamo e abbiamo modo di conoscere Mandy, la moglie di Kevin, con cui abbiamo tenuto i contatti via email per organizzare il soggiorno.
Arrivati al campo, che d’ora in poi chiamerò il campo base, prendiamo possesso delle nostre stanze. Io vengo sistemato in una stanza da due, dove per il momento sono solo. Il bagno ha un gabinetto normale e non alla turca (meno male) e una doccia calda che utilizzo subito. Mi forniscono anche un asciugamano di spugna, cosa molto gradita visto che il mio si trova nel bagaglio non ancora arrivato.
Dopo che ci siamo sistemati conosciamo Aziliz un’altra volontaria francese già sul posto che fa quattro settimane, e incontriamo Lozanne, la ranger responsabile del gruppo di volontari e del campo che ci spiega un po’ di cose relative alla riserva, ai recinti con gli animali e a quelle che saranno le nostre attività nel corso della settimana.
Prima di cena facciamo un brindisi con del vino rosato dolce, preso da Brenda. Per cena abbiamo della pasta scotta con ragù di carne pieno di aglio, poi subito a dormire. Il letto ha piumino e coperta di lana, che risultano necessari visto che di notte diventa molto freddo. Domani la colazione è prevista per le 7:00.
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