Sharm el Sheikh
Ciao a tutti, come sta diventando di consuetudine ecco il racconto di una vacanza o qualcosa che reputo comunque interessante. Come al solito, i vari commenti di disinteresse vario, siete pregati di tenerli per voi.
Dopo la splendida vacanza alle Maldive dello scorso gennaio, era quasi ovvio programmare un altro viaggio in un posto caldo. Con un collega ci eravamo messi d’accordo di fare un salto ai Caraibi nei primi giorni di gennaio. Avevo a disposizione ancora una settimana abbondante di ferie che contavo di utilizzare per la vacanza in questione.
Purtroppo un comunicato aziendale dell’ultimo momento ha reso noto che tutte le ferie del 2006 dovevano essere utilizzate entro il 31 dicembre. A questo punto si e’ reso necessario organizzare molto velocemente qualcosa. Per vari motivi, anche economici, la scelta è caduta su Sharm el Sheikh.
Il viaggio
Dopo una lunga ricerca su Internet, avevamo ristretto la scelta a due villaggi. Il primo, enorme, con clientela internazionale e il secondo più piccolo ma italiano, frequentato da italiani. Alla fine, per andare sul sicuro abbiamo scelto quello italiano: il “Queen Sharm” della Veraclub.
Prenotiamo tre giorni prima della partenza e, grazie ad un’offerta riusciamo ad avere due camere singole allo stesso prezzo di una doppia. La partenza è fissata per domenica 19 novembre alle ore 9:00, ma bisogna stare in aeroporto alle ore 7:00.
Una cosa che non tutti sanno è che, a me, prendere un aereo stressa moltissimo. Non per la paura di volare, ma per la paura di fare tardi e perdere il volo. Riesco a rilassarmi soltanto quando, effettuato il check-in e passati i metal detector, arrivo in sala di aspetto e mi metto a sedere.
Così domenica mattina, sveglia alle 4:30 (è tardi), doccia, colazione abbondante (mi serviranno energie), uscita di casa alle ore 5:15, niente autobus e metro chiusa quindi a piedi fino alla stazione Tiburtina (è tardi), prendo il trenino per Fiumicino, arrivo alle 6:25 incomincio ad passeggiare per l’aeroporto aspettando Marco, quando arriva – che ore sono, passeggiata – quando arriva – che ore sono, passeggiata – quando arriva – che ore sono, alle 6:50 gli telefono: “Quando arrivi?”, OK bene 10 minuti, alle 7:00 arriva andiamo a effettuare il check-in e lasciamo la valigia, fila (corta) ai metal detector e finalmente siamo nella zona interna con i vari gate.
AAAHHH, ora sono tranquillo.
In effetti è ancora abbastanza presto e quindi possiamo anche fare un giro per l’aeroporto, Quando chiamano per l’imbarco ci dirigiamo al nostro gate e saliamo sull’aereo ci rendiamo conto che è piuttosto vuoto, sono occupati circa un terzo dei posti. L’aereo un AirOne è una schifezza se paragonato a quello della Emirates preso per le Maldive. In ogni caso riesce persino a decollare.
All’arrivo veniamo divisi in gruppi a seconda dell’operatore e seguiamo l’addetto della Veratour. Incominciano le file che ci porteranno via un paio di ore. Per prima cosa abbiamo la fila del visto, non è lunghissima, visto che a quel bancone c’è solo il gruppo della Veraclub. Dopo passiamo alla fila per il controllo del passaporto. Qui la situazione è a dir poco allucinante. C’è una fila lunghissima con centinaia di persone, prevalentemente russi e polacchi. La coda procede molto lentamente e con continui spintoni. Fa caldo e qualcuno, sentendosi male, abbandona la coda. Quando alla fine, riesco a passare il controllo del passaporto, e a ottenere il relativo timbro, vado al ritiro bagagli. Se prima avevo avuto una cattiva impressione dell’aeroporto, quella di adesso è anche peggio. Una confusione infinita, con le valigie buttate da tutte le parti. Alla fine riesco a trovare la mia lasciata in un angolo, ovviamente fuori dal nastro trasportatore. Per lo meno l’ho trovata, non tutti sono stati così fortunati. All’uscita dell’aeroporto ci aspettano gli animatori della Veraclub che, una volta radunato tutto il gruppo, ci imbarcano sul pullman e ci portano al villaggio.
Le due vacanze
Il villaggio è bello, con le camere che si articolano intorno ad una grande piscina. Più giù c’è la spiaggia, con sabbia che sembra il terriccio dei campi da tennis e poi il mare con la barriera corallina. Visto che non si può passare dove c’è la barriera, per arrivare in mare è stato messo un pontile galleggiante che porta fino al termine dei coralli, dove l’acqua diventa profonda. La temperatura durante il giorno è piuttosto calda intorno ai 24-25 gradi, sopratutto in mancanza di vento. Al calar del sole, alle 16:30, incomincia e essere fresco. La sera saranno necessari pantaloni lunghi e felpa.
Se si escludono le due domeniche, quella di arrivo e quella di partenza che per forza di cose sono giornate particolari, i giorni effettivi di vacanza sono stati 6. Nel mio caso, per ritmi di vita e attività svolte, si è trattato di due vacanze separate di tre giorni l’una: la prima che va dal lunedì al mercoledì, e la seconda che va dal giovedì al sabato. La prima vacanza, quella delle immersioni, è stata caratterizzata da una vita sana e (quasi) regolare; nella seconda vacanza, la vita del villaggio, sono arrivato allo sfascio più completo. Cosi la sera, dopo cena, prima dello spettacolo dell’animazione prendo contatto con il centro di diving, comunico la mia intenzione di effettuare immersioni, e compilo il modulo (autocertificazione) che attesta la mia buona salute e idoneità alle immersioni.
Dopo lo spettacolo dell’animazione, in cui sono stato coinvolto mio malgrado come giuria, ci troviamo giù nella hall. Qui si forma il gruppo che continuerà a frequentarsi nei prossimi giorni: Il mio amico e collega Marco. Una coppia di Roma, Lorenzo e Alessia. Un paio di ragazzi, sempre di Roma, Nicola e Pino. Due ragazze di Milano Monica e Nancy. E ovviamente il sottoscritto. Io rimarrò piuttosto separato dal gruppo, almeno per i primi giorni. Volendo fare delle immersioni dovrò essere riposato, sarò quindi costretto ad andare a dormire presto, mentre gli altri potranno anche fare tardi andando in giro per locali. La stessa sera infatti, mentre gli altri rimangono nella hall a fumare dal narghilè, verso mezzanotte saluto tutti e vado a dormire.
La prima vacanza – le immersioni
Lunedì ho la mattinata libera, ne approfitto per incominciare a prendere un po’ di sole, abbondante crema protettiva e il primo tuffo in mare dal pontile. L’acqua non è caldissima, ma è comunque meno fredda di quella che c’è in Italia alla fine dell’estate. Durante la mattinata passo al centro di diving per “preparare la cesta”. In pratica l’attrezzatura utilizzata per le immersioni, nel mio caso tutta a noleggio, viene messa dentro una cesta di plastica come quelle che si trovano ai banchi della frutta dei supermercati. La cesta ha un numero scritto col pennarello (la mia ha il 204) e verrà portata sulla barca con tutto il suo contenuto. Misuro quindi maschera, muta (servirà la muta intera da 5mm) e calzari. Tutto dentro la cesta, a cui si aggiungono la cintura con i pesi, le pinne con la cinghia (quelle che si usano con i calzari), l’erogatore e il giubetto idrostatico (il GAV). La bombola sarà portata a parte. Terminata la “preparazione della cesta”, torno in spiaggia per un altro po’ di sole. Alle 13:00 appena aperto il ristorante corro su per il pranzo, e alle 14:00 mi trovo al centro di diving per la prima immersione.
Per questa prima immersione gli istruttori ci informano che non scenderemo con una bombola ad aria ma col nitrox, una miscela di azoto che contiene una maggiore percentuale di ossigeno. La nostra contiene un 32% di ossigeno invece del normale 21% presente nell’aria. Questo serve per poter prolungare la durata di immersione e garantire una maggiore sicurezza. In realtà, per il programma di oggi, non è necessaria questa precauzione, rimarremo circa 45 minuti e arriveremo al massimo a 15-18 metri però è bello provare una cosa nuova. A respirarla sembra aria normale, ma a fine immersione si nota una minore stanchezza dovuta ad una maggiore ossigenazione.
La prima immersione la facciamo dal pontile del villaggio. Prima di scendere viene effettuata la “pesata”, ossia l’aggiunta o la rimozione di qualche chilo di piombo per poter avere una spinta negativa. Detto in parole povere, una volta sgonfiato il giubetto, stando fermo, devo andare giù. Nel mio caso, considerata la muta intera da 5mm e l’acqua molto salata, saranno necessari 8 Kg di piombo attaccati alla cintura.
L’immersione è molto bella, caratterizzata da una leggera corrente e con una presenza enorme di pesci leone, pesci molto belli con aculei velenosi. In questa zona, a parte il barracuda, il pesce leone è l’unico veramente pericoloso, perché il suo veleno può essere mortale. In ogni caso, come per la maggior parte degli animali, se non gli dai fastidio, non ci sono problemi.
Nonostante la miscela ricca di ossigeno utilizzata durante l’immersione, la sera sono comunque stanco e dopo cena, mentre gli altri vanno in discoteca io vado a dormire. Domani ho la sveglia alle 6:30 per l’immersione a Ras Mohammed.
Il martedì partiamo presto per Ras Mohammed e nel corso della mattinata facciamo due immersioni. Tra le due immersioni è previsto un intervallo in superficie di circa un ora. Io sono un po’ preoccupato per una sosta così breve (solito discorso di azoto accumulato), ma tutti dicono che scendendo a soli 15-18 metri non ci sono problemi. In effetti non ci sono stati problemi, entrambe le immersioni sono state molto belle e tra i tanti pesci, abbiamo visto un pesce Napoleone veramente enorme e alcuni barracuda. L’unico inconveniente che si è verificato è successo durante la prima immersione: mi è entrata l’acqua nell’orologio e si è disintegrato. Dopo 18 anni di onorato servizio il mio orologio subacqueo mi lascia. (Un minuto di silenzio). Al ritorno al villaggio ho appena un ora per pranzare e riposarmi per qualche minuto, alle ore 15:00 si parte per la motorata.
La motorata consiste in un giro nel deserto sopra le caratteristiche moto a quattro ruote chiamate quad. Ci portano col pullman fino al punto di partenza dove troviamo i quad già accesi e disposti in fila indiana. Per la gita ci hanno consigliato di mettere qualche protezione per ripararsi dalla polvere, Io mi sono portato i miei vecchi rayban con le lenti gialle e una bandana che metto come bavaglio stile bandito del far west. Sui capelli non metto niente; grosso errore perché me li ritroverò tutti bianchi per la polvere. Saliamo quindi sulle moto e ci dirigiamo verso il deserto seguendo la guida in fila indiana. All’inizio ci sono alcune difficoltà per portare il mezzo, stai seduto come su una motocicletta, ma avendo quattro ruote non si comporta come una moto, sopratutto in curva. Dopo un po’ prendiamo comunque la mano e alla fine dobbiamo mordere il freno per rimanere in fila dietro la guida che non vuole farci correre più di tanto. Durante la sosta per il te caldo, mentre aspettiamo il tramonto, parliamo con la guida e chiediamo di poter andare più veloci. Al ritorno veniamo accontentati, finalmente si corre, arriviamo a una settantina di chilometri all’ora. Unico inconveniente è che così ci riempiamo ancora di più di sabbia e polvere. Al ritorno sono distrutto dalla stanchezza. Doccia, cena e mentre gli altri vanno in discoteca, io vado a dormire.
Mercoledì ultimo giorno di immersioni, mentre ci dirigiamo con la barca verso l’isola di Tiran, comunico agli istruttori la mia intenzione di fermarmi: Voglio fare anche vita di villaggio e quindi smetto di andare sott’acqua. La gita prevede un’uscita di tutta la giornata, con un’immersione al mattino e una al pomeriggio. Quella del mattino come al solito è molto bella, tra i tanti pesci vediamo alcuni barracuda più grossi, più vicini e minacciosi di quelli incontrati in precedenza. Questi qui, a differenza di quelli visti nelle altre immersioni che erano solo di passaggio, stanno fermi nel punto in cui ci stiamo dirigendo e ci guardano tenendo la bocca aperta. L’aspetto è decisamente minaccioso. Alla fine, visto che comunque siamo più grossi di loro, si spostano e ci lasciano passare. L’immersione prosegue senza inconvenienti, all’uscita, mentre ci avviamo verso la barca per il recupero, perdo la maschera. Ero preoccupato, non tanto per il fatto di doverla ripagare, ma perché temevo di perdere l’immersione successiva. Sono stato rassicurato della disponibilità di una maschera di riserva.
Tra la prima e la seconda immersione abbiamo fatto una sosta sull’isola di Tiran, una distesa di sabbia e roccia completamente arida, continuamente spazzata dal vento. L’isola in se è stata una delusione, in compenso ho preso un po’ di sole e fatto una bella nuotata. Bella nuotata veramente perché la barca ci ha lasciati piuttosto lontani da riva, e dopo si è allontanata ulteriormente per ormeggiarsi. In questo caso i due mesi di piscina hanno dato il loro risultato, con uno stile pulito ed impeccabile ho percorso tutta la distanza tra la spiaggia e la barca senza nemmeno una sosta, arrivando persino a superare quelli che nuotavano con le pinne. Veramente una nuotata perfetta. Purtroppo al mio arrivo mancavano, come al solito, i festeggiamenti con la banda e le majorettes (sarà per la prossima volta).
Dopo pranzo ci rechiamo sul posto dell’ultima immersione della giornata, nel mio caso l’ultima della vacanza. E’ l’immersione più impegnativa e spettacolare di tutte: una corrente piuttosto forte e in continuo aumento ci spinge lungo la parete del reef. Le conformazioni dei coralli sono più spettacolari che mai e la presenza di pesci è abbondantissima. Tra i tantissimi pesci visti, particolarmente degne di menzione sono due razze giganti che sono passate maestose, con la massima calma, e del tutto indifferenti per la nostra presenza. All’uscita, la corrente più forte che mai rende leggermente difficoltoso il recupero con la barca. Torniamo al villaggio per un po’ di riposo e la cena.
La sera, dopo lo spettacolo dell’animazione ci ritroviamo tutti insieme, ormai ho finito con le immersioni e posso fare tardi. C’è in giro anche una bottiglia di vodka e una di whiskey, ma non ho voglia di bere.
La seconda vacanza – il villaggio
Da giovedì mattina incomincia la mia nuova vacanza, niente più immersioni ma vita nel villaggio e uscite la sera. Incomincio quindi con tanto sole sui lettini della spiaggia, vengo coinvolto (evviva) nelle varie attività dell’animazione e provo anche il tiro con l’arco che si dimostra divertente ma più difficile del previsto (non vi preoccupate, non ho infilzato nessuno). L’unico problema nella vita di villaggio è che su, al bar della piscina, vengono serviti continuamente pizza e patatine fritte e…. come fai a dire di no? Se nei giorni scorsi mi sono limitato a qualche spuntino, da oggi sarà un continuo di pizza e patatine. A pranzo non ho fame (ci credo hai mangiato pizza e patatine per tutta la mattina), quindi mentre gli altri salgono al ristorante, mi sposto in piscina. Qui ormai ci siamo organizzati così, la mattina al mare e il pomeriggio dopo pranzo sul bordo della piscina. Peccato che l’acqua della piscina sia troppo fredda per fare il bagno.
Da venerdì la situazione cambia, un altro gruppo formato da persone più o meno della nostra età o leggermente più grandi si unisce al nostro. O meglio noi ci uniamo al loro, visto che era l’altro il gruppo più vivace. Entrano quindi a far parte del gruppo Roy e Pino già conosciuti nelle immersioni, e poi Cristina, Silvia e Simone, il leader del gruppo. Così dal venerdì stiamo tutti insieme.
Nel pomeriggio, come al solito ci spostiamo sul bordo della piscina. Pino, Roy e Simone incominciano a volersi buttare l’un l’altro dentro l’acqua, come avevano fatto il giorno prima. Ormai siamo entrati anche noi nel gruppo e quindi veniamo coinvolti. Decidiamo quindi di fare tutti insieme un tuffo (sono qui, non posso non provarla la piscina). L’acqua è veramente fredda, più di quanto sia lontanamente tollerabile; schizziamo tutti fuori e tremando per il freddo ci avvolgiamo nei teli mare.
Da questa sera, fino a domenica mattina, incomincio a prendere dosi elevate di caffè per poter rimanere sveglio. L’espresso è a pagamento, quelli forniti dalla formula “all inclusive” del villaggio sono il caffè americano e il nescafè. Io ripiego su quest’ultimo arrivando a consumare anche tre bustine alla volta. (Peggio di un drogato).
La sera, evento clou della settimana si va nella discoteca “Dolce Vita” la più grande e famosa di Sharm, dove confluiscono anche gli altri villaggi. La discoteca, originariamente nel deserto è stata spostata per motivi di sicurezza all’interno di Sharm. E’ una discoteca all’aperto, e ha la forma di un castello a cui si accede tramite un ponte levatoio. All’entrata, come misura di sicurezza, il controllo attraverso il metal detector. Dentro, uno spazio enorme, pieno di russi e italiani. La consumazione prevista, rum e coca, è una vera schifezza. Guardo preoccupato la pulizia del bicchiere: se non mi viene un attacco di dissenteria adesso, non mi viene più. Per fortuna non mi è venuto.
Al ritorno dalla discoteca, ore 3:00 invece di andare a dormire decidiamo di rimanere alzati per salutare quelli che ci lasciano per le prime partenze. Rimaniamo a fare due chiacchiere giù nella hall, poi la colazione anticipata. La colazione sarebbe riservata alle persone in partenza, ma tutti quanti prendiamo comunque qualcosa. Gli animatori non sono molto contenti di questo. Alle 4:30 salutiamo Roy, Pino e Cristina e finalmente alle 5:00 andiamo a dormire.
Sabato mattina, ultimo giorno utile, sveglia alle 8:00, colazione e spiaggia. Sembriamo tutti degli zombie. La giornata è piuttosto ventosa e si sono alzate le onde. Tant’è che sul pontile hanno messo la bandiera rossa per indicare il pericolo. Ad un certo punto informo gli altri della mia intenzione di farmi un bagno, Marco e Monica mi dicono che c’è la bandiera rossa e quindi non me lo fanno fare.
In ogni caso mi dirigo sul pontile e faccio il mio bagno. Ci sono delle onde, ma niente di drammatico, Al mare a Lavinio sono abituato ad onde molto più alte.
La sera ultima cena, Simone e Silvia rimasti da soli si aggiungono al nostro tavolo. Ovviamente i camerieri sono molto contenti di dover aggiungere due posti al nostro tavolo, sconvolgendo la sistemazione della sala. Ma non importa, come già detto è l’ultima sera. Dopo cena, finito lo spettacolo dell’animazione, ci ritroviamo nella hall. Alle 4:30 partono Simone e Giusy, la new entry del gruppo. A mezzanotte e mezza ci rendiamo conto che non abbiamo la forza di reggere fino alle 4:30. Simone invita tutti ad andarsi a riposare per incontrarsi più tardi.
Alle 3:10 mi alzo e vado all’incontro con gli altri. Ci siamo quasi tutti, qualcuno non ce l’ha fatta ad alzarsi. Quindi nuovamente colazione anticipata e saluto a Simone e Giusy. Alle 5:00 a letto.
Domenica mattina sveglia come al solito alle 8:00, ci trasciniamo per le scale fino al ristorante per la colazione e poi scendiamo in piscina. Oggi non andiamo in spiaggia rimaniamo a prendere un po’ di sole in piscina perché alle 10:00 partono, con l’aereo per Milano, Silvia, Monica e Nancy.
Il ritorno
Con la partenza delle ragazze la vacanza è finita, dopo due ore tocca a noi, ci prendiamo un’ultima ora di sole mentre osserviamo gli sforzi (vani) degli animatori di coinvolgere nelle varie attività i nuovi arrivati. Alle 12:00 consegniamo le valigie, vado in stanza per un’ultima doccia e mi faccio un ultimo giro fino alle 13:00, ora di pranzo. Dopo pranzo raccogliamo armi e bagagli (no solo i bagagli), e mentre suona la sigla della Veraclub, che ci ha accompagnato per tutta la settimana, carichiamo tutto sul pullman.
L’aeroporto conferma la pessima impressione che aveva dato all’arrivo, tutto disorganizzato e pieno di confusione. Facciamo quindi le nostre file.
Fila per il controllo bagagli e metal detector.
Fila per il check-in.
Fila per il controllo passaporti.
E per finire altra fila per accedere al gate, con un altro controllo bagagli e metal detector (giusto per non lasciarti con la nostalgia delle file).
Durante l’attesa per l’imbarco approfittiamo per scambiarci gli ultimi numeri di telefono con gli altri residenti a Roma. Il volo non ha niente di speciale da raccontare, come gli altri ho cercato di dormire il più possibile.
Il bilancio della vacanza è estremamente positivo, anche se la temperatura non era quella ideale. Sicuramente non è stata una vacanza riposante dal punto di vista fisico, ma è stata molto divertente e, avendo staccato da tutto e tutti, sono tornato molto più carico della partenza. L’aver diviso la vacanza in due, immersioni e vita da villaggio ha di fatto aumentato le attività e le cose da raccontare.
Vabbé, ho finito. Alla prossima.
FINE
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