Yokoso Japan (Benvenuti in Giappone) – parte 4

 

 

29 aprile – Kyoto

japan kyoto imperial palace gardenOggi giriamo per Kyoto. Ci dedichiamo alla parte nord-ovest della città. Per prima cosa andiamo al Tourist Office per prendere informazioni degli itinerari e luoghi consigliati, poi con il biglietto giornaliero dell’autobus incominciamo il giro. Incominciamo col palazzo imperiale e giardini. Si trovano quasi al centro della città.

Facciamo un giro per il parco intorno al palazzo, poi, visto che gli altri non sono interessati alla visita, entro da solo. Per non so quale festività, in questo periodo l’ingresso al palazzo è gratuito, da un lato è bene, perché significa che non pago, dall’altro è male perché c’è un sacco di gente. Faccio un giro veloce, per non fare aspettare troppo gli altri e per la folla che diventa sempre più numerosa. I palazzo in se non è niente di particolare, scatto qualche foto giusto per documentazione. Quelli veramente belli sono i giardini dentro le mura, coloratissimi, con ruscelli, ponti nel classico stile giapponese di concentrare tantissime cose belle e colorate in pochissimo spazio.

Finito il giro ci rechiamo al Daitoku-ji temple. che racchiude un complesso di templi zen, alcuni dei quali visitabili. Visto che si paga l’ingresso di ogni singolo tempio, decidiamo di visitare solamente il Daisen-in che ala fine non risulta essere niente di particolare. L’unica cosa interessante è un giardino zen di cui non si possono fare fotografie. Ci stanchiamo abbastanza presto del giro (incominciamo a non poterne più di visitare templi e santuari), ed andiamo via.

japan kyoto Kinkaku-ji temple golden pavilionPranziamo in zona, prendendo da mangiare in un supermercato per non perdere tempo. Prendo una confezione di sushi e del tempura. Anche qui, alla cassa, mi vengono fornite delle bacchette sigillate. Per quanto riguarda il tempura non è niente di speciale, forse appena fatto era buono, ma una volta raffreddato perde molto. Il sushi, al contrario è molto buono, la confezione include anche una boccetta di salsa di soia e del wasabi.

Nel pomeriggio facciamo visita al Kinkaku-ji temple, dove c’è il famosissimo padiglione d’oro. Il padiglione, come dice il nome, è veramente ricoperto da foglie d’oro, ed è bellissimo. Purtroppo non si tratta dell’edificio originale, perché nel 1950 un monaco ha dato di matto e gli ha dato fuoco. Seguiamo il percorso guidato scattando moltissime foto, anche se le migliori risultano essere le prime, fatte dal lato del laghetto, dove si può ammirare il riflesso nell’acqua. Si, lo so, avevo detto che eravamo stanchi di templi, ma questo è veramente diverso dagli altri.

Per finire il giro della giornata, andiamo poco distante al Ryoan-ji temple, dove c’è il famosissimo giardino zen. Il giardino zen in questione è anche questo uno dei luoghi più visitati. Ha la caratteristica di contenere 15 pietre, ma da qualsiasi angolazione lo guardi, ne puoi contare al massimo 14. Rimaniamo li a contemplare questo mare di sabbia arata con qualche pietra dentro, mentre qualcuno del gruppo si domanda cosa ci sia di particolarmente interessante. Per un attimo me lo sono chiesto anche io.

japan kyoto Ryoan-ji temple zen gardenTorniamo in albergo e, visto che è ancora presto, mi vado a fare un giro alla stazione. Mi piace come è fatta, ogni tanto ci torno a fare qualche foto. Per cena, il ‘nostro’ solito ristorante è chiuso, veniamo a sapere che oggi è un giorno festivo in Giappone. Ci rechiamo in un altro ristorante, circa 200 metri più distante. Luogo leggermente più rumoroso, fumoso e pieno di confusione rispetto a quelli trovati fino ad oggi.

Prendo dei noodles saltati in padella con verdure, pezzetti di polipo, pezzetti di carne e delle foglie di qualche cosa che sembra salmone. Descritto così sembra una schifezza, invece è veramente buono. Peccato che i noodles sono leggermente scotti. Finito questo piatto abbiamo ancora fame e con Filippo dividiamo una porzione di calamari fritti in tempura e una porzione di patate (due) alla griglia con del formaggio sopra. Molto buono. Tutto. Prima di andare a dormire, solita lessata nel vascone dei bagni comuni.

L’ okonomiyaki

Avevo sentito parlare dell’okonomiyaki leggendo in un racconto di viaggio, che era una specialità della zona di Miyajima-Hiroshima, Ma il racconto non descriveva come fosse fatto. Parlandone con gli altri, mi avevano detto “ah si, è una specie di frittatina”. Deluso dalla banalità della cosa non l’avevo cercata. Abbiamo avuto modo di provarlo in un ristorantino a Kyoto nel quartiere Gion.

Chiamare l’okonomiyaki “frittatina” è estremamente riduttivo, visto che contiene di tutto. Il nome dovrebbe significare “cucina quello che vuoi”, un po’ come da noi “il capriccio dello chef”, in pratica tutto quello che è avanzato lo butti dentro. In un locale come quello dove siamo andati noi, non poteva essere così, l’okonomiyaki era l’unico piatto che preparavano e quindi non potevano esserci avanzi di altro tipo.

La base (frittata) è un impasto fatto con uova, acqua, farina e foglie di cavolo. All’interno può essere messo di tutto. Nel nostro c’erano gamberetti, carne, insalata, e moltissimi altri ingredienti che non sono riuscito ad identificare. Sicuramente riconoscibile, lo zenzero per il suo colore e sapore piuttosto forte. Viene cucinato su una piastra metallica, ed è una cosa che consiglio a tutti di provare almeno una volta.

30 aprile – Kyoto

japan kyoto Ginkaku-ji temple silver pavilionOggi visita alla parte sud-est della città. Sveglia alle 7:00, partenza alle 8:00. Colazione al bar francese della stazione e poi bus n. 100 che ci porta al Ginkaku-ji temple, dove c’è il famoso padiglione d’argento. A dispetto del nome, questo non è ricoperto d’argento. Tra l’altro è anche in restauro. Insomma leggermente deludente dopo il padiglione d’oro di ieri. Facciamo qualche foto al padiglione ed ai bellissimi giardini e poi proseguiamo.

Prendiamo il ‘sentiero del filosofo’, una stradina immersa del verde che costeggia un canale. Si chiama così perché un filosofo giapponese, di cui non ricordo il nome, amava passeggiare su quel sentiero. Il percorso è lungo circa due chilometri e lungo la strada ci sono spesso indicazioni per altri templi. Visitiamo qualcuno di questi come l’Honei-ji e l’Eikandoji temple, ma ormai non ne posso più di visitare templi. Appena possibile insisto per la pausa pranzo.

Per pranzo ci dividiamo, qualcuno prende qualcosa al supermercato, altri (compreso il sottoscritto) vanno in un ristorantino-sala da te di fianco (visto che al supermercato non c’era il sushi). La scelta si limita a due piatti, riso al curry, o noodles caldi o freddi. Scelgo i noodles caldi. I noodles risultano essere molto più sottili rispetto al solito, come condimento ci sono alghe, verdure e un uovo mezzo cotto. Abbastanza buono. Dopo la zuppa, compreso nel menu da 1000 yen, una tazza di ottimo the verde.

Dopo pranzo il programma prevede la visita al santuario Heian e relativi giardini. Il santuario è molto grande nello stile semplice shintoista. Particolare carino, i soliti foglietti di carta arrotolati contenenti le preghiere sono annodati a dei rami secchi. Da lontano sembrano degli alberi con le foglie bianche. Per quanto riguarda i giardini, non ho voglia della solita visita. Mi separo con una parte del gruppo per andare al Nishiki food market dove sono presenti una serie di negozietti di roba alimentare e non. Per quanto riguarda la parte alimentare, riesco a trovare a dei prezzi accessibili dei tubetti di wasabi. Per quanto riguarda acquisti ai altro tipo devo rinunciare, i prezzi sono troppo alti.

japan kyoto Heian shrineTornato in albergo lascio la zaino e vado alla stazione per fare le ultime foto. Riesco a trovare il punto di accesso per raggiungere lo skyway, il lungo corridoio che attraversa la stazione al livello quasi del tetto (10-11 piano). Purtroppo la passeggiata si rivela essere meno interessante del previsto, delle alte vetrate, oscurate per gran parte del percorso, impediscono di affacciarsi sulla stazione sottostante. Causa stanchezza la passeggiata si conclude prima dell’orario programmato. Eventuali acquisti alla stazione, pure quelli cancellati, causa prezzi eccessivi.

Per cena torniamo al locale di ieri, ordino i fried noodles come ieri e del sushi. Il sushi che ci portano non è quello che credevo, mi rendo conto che ci siamo sbagliati nell’ordinare. Non è cattivo, solamente è più costoso di quello desiderato. Non fa niente, siamo agli ultimi giorni e qualche strappo ce lo possiamo concedere. I noodles sono gli stessi di ieri, con pezzetti di carne, polipo, insalata, zenzero e quella cosa a fettine sottilissime che per alcuni è prosciutto e per altri salmone. Così sottili e arrostite, quelle fettine possono essere qualsiasi cosa.

Dopo cena, distrutto, mi concedo un ultimo bagno nel vascone dei bagni comuni. Oggi hanno scambiato l’utilizzo dei bagni uomo-donna. Quello che fino ad ieri era riservato alle donne oggi è per gli uomini, e viceversa. Il nuovo bagno è molto più grande del precedente. Come al solito mi immergo nel vascone, pieno fino all’orlo, fino ad essere completamente lessato. A differenza del solito, quando esco non vado via, ma faccio una doccia fredda per abbassare il calore corporeo, poi rientro nella vasca per un secondo bagno. Alla fine, più stanco del solito, a dormire.

Gli autobus di Kyoto

Se per girare per Tokyo si utilizza la metropolitana, a Kyoto si utilizzano gli autobus. Esistono anche due linee della metropolitana, ma non risultano comode come la rete degli autobus. Negli autobus giapponesi si sale dalle porte posteriori e si scende da quelle anteriori pagando la corsa all’uscita, direttamente all’autista. Dato il prezzo del biglietto di 220 yen, risulta comodo prendere, in una delle stazioni, un biglietto giornaliero che, al costo di 500 yen, consente un numero di corse illimitato.

Nel caso di un biglietto giornaliero, questo va timbrato alla fine della prima corsa, e nelle successive va solamente mostrato all’autista. Le fermate degli autobus, riconoscibili da un apposito cartello, sono molto distanti l’una dall’altra. Hanno però l’enorme vantaggio di avere ognuna un nome diverso, che viene annunciato all’interno dell’autobus, come prossima fermata.

Considerando le dimensioni non enormi della città ed il numero di fermate relativamente limitato, la mappa degli autobus riporta tutte le fermate, indicando il percorso delle singole linee. In questo modo è possibile sapere per ogni fermata quali linee passano, decidendo in anticipo i cambi da effettuare. Di fatto è possibile utilizzare la rete degli autobus esattamente come la metro di Tokyo.

1 maggio – da Kyoto a Osaka

japan Inari toriiOggi è previsto il trasferimento ad Osaka. La mattina la passiamo nei dintorni di Kyoto, ci rechiamo ad Inari dove sorge l’omonimo santuario shintoista dedicato ad Inari, protettore dell’agricoltura e del commercio. E’ anche noto come il santuario dei mille torii, perché sono tantissimi, uno di seguito all’altro, fino a formare un corridoio. Seguiamo il sentiero che sale per la montagna, per un percorso di circa 4 km. Tantissime sono anche le statuette di volpi, raffigurazione terrena di Inari.

Il gruppo, con interessi diversi si separa nuovamente. Io sono interessato ad un giro non troppo lungo ed ad un veloce ritorno a Kyoto. Motivo: pranzare in uno dei ristorantini della stazione specializzati in ramen. Arrivati a Kyoto intorno alle 13:00 ci fermiamo in uno dei ristorantini. Il ramen è molto buono, noodles al dente, pezzetti di bambù, un pezzo di carne magra e dei pezzi di verdura. 800 yen. Ad accompagnare, birra per altri 400 yen. La successiva visita alla Kyoto Tower è annullata, il prezzo di 770 yen ci pare eccessivo per una salita che potrebbe durare solo pochi minuti, visto l’orario.

Raggiungiamo l’albergo nell’orario stabilito per riunirci col resto del gruppo. Andiamo alla stazione, salutando definitivamente Kyoto, e prendiamo un treno locale per Osaka. Ad Osaka l’albergo si trova vicino alla fermata metro ‘Namba’, in quello che è il quartiere dei divertimenti (ristoranti, locali, ecc). L’albergo, il Dotombori Hotel è in stile occidentale. C’è solo il problema delle camere, ci hanno assegnato delle doppie, che per loro significa con letto matrimoniale. Per nessuno di noi va bene, e chiediamo di cambiare, ci possono dare delle twin, camere con due letti, ma solo per questa notte.

japan fried noodlesPer la prossima dovremo prendere delle singole, ovviamente ad un prezzo maggiore. Va bene a tutti. Unico problema, le camere sono per fumatori, quelle della prossima notte le possono pulire per eliminare la puzza di fumo, per quelle di questa notte non fanno in tempo, ci dovremo adattare. Divido la stanza con Guido, e lasciato il bagaglio in camera, vado a fare un giro. Sono un po’ stanco, e non avendo nessuna mappa della città, per non perdermi percorro le vie fino in fondo, tenendo sempre a mente la direzione dell’albergo.

Raggiungo il gruppo per l’ora di cena. rimaniamo in via Dotombori, una delle principali, chiusa al traffico e piena di gente. Ci fermiamo in uno dei ristoranti per prendere dei fried noodles che qui finiscono di essere cucinati su una piastra rovente al centro del tavolo. Per 1050 yen abbiamo una porzione abbondante di fried noodles condita con salsa di soia, contente carne, pezzi di polipo, gamberetti, pezzetti di carota, insalata, zenzero (ci chiedono conferma se lo vogliamo, dato il sapore forte) e quella sfoglia sottilissima, su cui continuiamo ad avere il dubbio se sia carne o pesce. La birra ci costa 500 yen. Finita la cena, passeggiata nella via.

Tornati in albergo abbastanza presto, non ho voglia di andare a letto e la proposta di andare a prendere una birra viene accolta dagli uomini del gruppo. Trovare il locale dove prenderla è più difficile. Seguendo via Dotombori, vediamo solo ristoranti, molti dei quali stanno chiudendo. Alla fine ci fermiamo in uno di questi e prendiamo la nostra birra, ordinandola ad una macchinetta. In questo caso ci serve l’aiuto di uno del posto, perché non ci sono disegni e le scritte sono solo in giapponese. Poi. verso mezzanotte, a dormire.

I fried noodles

I fried noodles (i noodles saltati in padella) sono un piatto piuttosto diffuso nella cucina orientale. La cucina giapponese tende a preparare i noodles in brodo, come nel ramen o altri piatti simili. Nella cucina tradizionale giapponese, i noodles asciutti in genere vengono serviti freddi, come per esempio gli zaru soba. Ciò non toglie che l’influenza di altre cucine, come quella cinese, ha portato in molti ristoranti la preparazione dei noodles saltati in padella (per fortuna sono pochi quelli che li fanno veramente fritti).

I fried noodles sono un piatto che contiene molta verdura e pezzetti di insalata. Come condimento può essere usata carne, in genere pollo, o gamberetti. Spesso entrambi. Per salare può essere usato sale o salsa di soia, alcuni ristoranti permettono di scegliere cosa si preferisce. Personalmente, avendo avuto modo di provare, nello stesso ristorante, sia il sale, sia la soia, considero preferibile il condimento con la salsa di soia. Molto usato, per il suo sapore caratteristico lo zenzero. Dato il sapore piuttosto forte di quest’ultimo, molto ristoranti chiedono prima se va bene l’aggiunta di questo ingrediente.

2 maggio – Osaka

japan osaka aquarium whale sharkUltimo giorno di vacanza. Oggi è prevista la visita all’acquario. La colazione, fatta in albergo, è di tipo internazionale, dove sono presenti anche del salmone fresco (cucinato) e una frittatina a base di pesce, probabilmente tipici della colazione giapponese. Come da accordi lasciamo la nostra stanza (432) per prendere subito possesso delle singole. a me capita la 604, piccolina ma molto bella, fortunatamente priva dell’odore di fumo.

Raggiungiamo l’acquario attraverso due metro. Abbiamo preso un biglietto cumulativo che ci consente l’ingresso all’acquario e un numero illimitato di corse in metropolitana. Il costo è di 2400 yen. L’acquario si dimostra una mezza delusione, in pratica si riduce tutto all’enorme vascone centrale dove l’attrazione principale è costituita da due squali balena. Parecchie razze e mante molto grandi e un numero indefinito di squali minori come, il martello, i pinna bianca e pinna nera, gli ultimi due a me tanto cari, avendoli già incontrati nelle immersioni alle Maldive.

Sono anche presenti delle vasche con delfini, con tartarughe marine, con pesci tropicali. Carina anche una vasca con dei granchi giganti. Scatto moltissime foto, di cui più della metà saranno da buttare perché mosse o con poca luce. Carina, alla fine della mostra, una sezione dedicata alle meduse, e una parte aperta, più che altro dedicata ai bambini, dove si potevano vedere da vicino dei pinguini. Particolare anche una vasca molto bassa dove è possibile toccare delle razze e degli squaletti. Le uniche avvertenze, di lavarsi le mani e di non tiragli la coda. Sensazione interessante al tatto.

japan osaka Umeda buildingFinita la visita all’acquario, essendo ora di pranzo, ci fermiamo in un complesso vicino, pieno di ristoranti. Qui, come al solito, il gruppo si divide a seconda delle preferenze alimentari. Scelgo uno dei ristorantini, dove si mangia su una specie di bancone, la solita zuppa con udon. Questi hanno la caratteristica di avere poca parte liquida. Il condimento, oltre alle solite alghe, erba cipollina e verdure è costituito da pezzetti di carne piuttosto magra, un uovo mezzo crudo e da un gamberone e dei gamberetti fritti in tempura. Molto buono. Finito il pranzo torniamo in albergo (ormai si sono fatte le 16:00).

Alle 17:00, con una parte del gruppo ci rechiamo nel quartiere Umeda, dove sorge l’Umeda building, una coppia di torri gemelle unite in cima da una terrazza di forma circolare. Il palazzo è architettonicamente molto bello, ma la parte più interessante è la terrazza, situata al 45 piano, che da un altezza di 173 metri sovrasta tutti gli edifici della zona. permettendo di vedere l’intera città. Facciamo un po’ di foto degli edifici, quelle classiche foto che riprendono un paesaggio fantastico, che una volta delimitato, perde tutto. Dopo scendiamo al bar nel piano sottostante dove ci fermiamo per un caffè ed un po’ di riposo.

Terminato il caffè è quasi buio, per cui risaliamo sul terrazzo per un altra serie di foto che riprendono le prime luci della città. Finito, in albergo per l’appuntamento della cena. Abbandoniamo Eugenio che, per per una infiammazione all’anca che si porta da giorni, preferisce non camminare e mangiare dei panini in camera. Ci rechiamo in un ristorantino, vicinissimo all’albergo, dall’aria estremamente economica. Prendiamo una portata che comprende la miso soup (evviva!), una ciotola con del riso bianco e dei fried noodles con verdure, gamberetti, pezzetti di carne e il solito condimento.

Il piatto principale si rivela piuttosto deludente, i noodles sono dei soba fritti, tanto da essere croccanti, il cui sapore, non eccezionale, alla lunga risulta stancante. Peccato che come ultima sera ci sia dovuta capitare una schifezza simile, a parte la serata ad Asakusa abbiamo sempre mangiato benissimo qui in Giappone. Ci siamo andati a rovinare proprio sul finale. Dopo cena, passeggiata e poi ritorno in albergo. Si conclude così l’ultima giornata di vacanza.

Varie

Per finire un po’ di curiosità e notizie in ordine sparso:

  • è considerato estremamente maleducato soffiarsi il naso, se proprio vi scappa cercate di farlo nel modo più discreto e appartato possibile.
  • è considerato pure maleducato mangiare camminando in mezzo alla strada, gelati e panini vanno consumati sul posto dove sono stati presi.
  • per strada è vietato fumare, è possibile farlo solo fermandosi in certe zone, attrezzate con portacenere (noi lo chiamavamo l’angolo dei tossici).
  • I bagni giapponesi non hanno il bidet, ma il WC è iper-tecnologico, pieno di pulsanti, premendo uno di questi esce un getto d’acqua che ti lava…
  • il clima è piuttosto mutevole, può passare in pochi minuti da caldo e assolato a coperto e freddo, e viceversa.
  • la numerazione dei piani dei palazzi parte da 1, non esiste il piano terra.
  • le vie non hanno i numeri civici.
  • La corrente elettrica è a 110 volt con 50-60 Hz a seconda delle zone, le prese di tipo A, come quelle americane.
  • la guida è a sinistra.
  • molti dei ristorantini dove ci si ferma non hanno i tovaglioli, è meglio prenderne qualcuno di scorta nei bar dove si fa colazione.

Questo è tutto. Concludiamo.

3 maggio – il ritorno

japan osaka street advertisingGiornata di partenza. In teoria la sveglia è alle 6:45, ma già dalle 4 mi rigiro nel letto per il caldo, e forse per quello mangiato ieri sera. Verso le 6 decido di alzarmi con calma per farmi una lunga doccia e per sistemare con calma i bagagli. alle 7:00 scendo per una colazione più abbondante del solito, dovendo partire non so quando mangeremo in aereo. Alla fine, alle 8:00, prendiamo armi e bagagli e ci incamminiamo. anzi, solo i bagagli, visto che le armi non le ho prese (volevo prendere una riproduzione di una katana, la classica spada giapponese, ma alla fine, visto che avrebbe comportato troppi problemi per il trasporto in aereo, ho rinunciato).

Prendiamo la Kansai Line, un trenino che in 50 minuti ci porta in aeroporto, imbarchiamo i bagagli, cambiamo gli ultimi yen e andiamo al gate. L’aeroporto in teoria sarebbe anche uno spettacolo, è costruito su un’isola artificiale in base ad un progetto di Renzo Piano. Dovrei fargli delle foto, ma non ne ho voglia, sono stanco e di pessimo umore. Con gli ultimi spiccioli rimasti (120 yen, poco meno di un euro), prendo delle gelatine al limone veramente orribili. Come sapore si può dire che, ogni singola gelatina contiene il succo di un intero limone. Poi finalmente si parte.

All’arrivo a Parigi… Houston abbiamo un problema. Dopo le 12 ore di volo, le condizioni delle gambe di Eugenio sono ulteriormente peggiorate, probabilmente anche a causa dell’aria condizionata. Adesso non riesce più a muoversi.

japan monkAvvisiamo le hostess che fanno arrivare una sedia a rotelle per portarlo al centro medico. Li gli fanno una iniezione di antiinfiammatorio e poi con un’altra sedia a rotelle lo portano al gate da dove parte l’aereo per Fiumicino. Anche in questo caso, come alla partenza, prendiamo il secondo aereo all’ultimo momento. Aereo Alitalia per un volo di due ore che passano in un attimo, passo tutto il tempo dormendo.

L’aeroporto di Fiumicino è già stato preavvertito e al nostro arrivo troviamo già pronte tutte le attrezzature necessarie per sbarcare chi non è in grado di scendere le scalette. Al nostro arrivo al ritiro bagagli, questi son già sui nastri, per una volta l’aeroporto ha smentito la sua fama di lunghissime attese. Ritiriamo i bagagli e il gruppo si separa. a questo punto il viaggio si può considerare concluso.

Ultima nota, il terminal delle ferrovie ha le biglietterie chiuse e tutte e quattro le macchinette automatiche non sono funzionanti. Una beffa finale per farmi mancare ancora di più un paese efficientissimo come quello appena visitato.

Concludendo posso dire che il Giappone è un paese bellissimo, efficientissimo anche se piuttosto caro, dati gli attuali tassi di cambio. I giapponesi sono gentilissimi e prontissimi ad aiutarti, nel momento in cui ti vedono in difficoltà. Prima o poi ci torno e quasi non vedo l’ora di ritrovare la scritta di benvenuto “Yokoso Japan”.

FINE

 

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