Welgedacht Reserve, 17 novembre

dscn1774Mi alzo un po’ troppo presto, e una volta lavato e vestito vado nella sala principale. Approfittando del tempo disponibile aiuto Lozanne a dare da mangiare agli sciacalli, per questa mattina si dovranno accontentare di croccantini per cani. Per loro non è un problema. Il loro pasto normale è composto da pezzetti di carne, avanzati dalla nostra cena, e pezzetti di mela. Ma non hanno difficoltà a mangiare altre cose, in natura si adattano a mangiare di tutto.

Alle 9:00 partiamo verso i recinti per il check degli animali. Incominciamo dalla parte sud e diamo acqua ai recinti che necessitano. Piccolo salto alla zona del pozzo per riempire i barili di nuovo d’acqua, e poi finiamo la zona sud. Mentre passiamo vicino al recinto dei leopardi neri Duke e Kahn vediamo che uno di loro è comodamente sdraiato sul ramo di un albero. Sosta e foto sono obbligatorie. Quella che qualche giorno fa mi era sembrata una occasione irripetibile (vedere un leopardo sdraiato sul ramo di un albero), si è ripetuta. Non mi lamento di certo.

dscn1831Passiamo alla zona nord per dare acqua al recinto dei leoni Thor e a quello di Napoleon. Anche le iene necessitano di acqua. Come al solito mi soffermo vicino a Nikita, il mio leopardo nero preferito, rimpiangendo il fatto di non poter entrare nel recinto. (Fino alla fine sarà così).

Finito il check degli animali torniamo alla zona sud, dove entriamo nel recinto delle iene a strisce per il consueto incontro settimanale. Questa volta ci dividiamo, rimanendo piuttosto distanti l’uno dall’altro. La teoria secondo la quale, tutti insieme in gruppo eravamo troppo minacciosi si rivela corretta. Una volta divisi e distanti l’uno dall’altro, le iene trovano il coraggio di avvicinarsi. Non tantissimo, ma almeno a due metri di distanza ci arrivano. Infine alle 11:30 torniamo al campo base per prepararci ad andare a Mongena.

Arrivati a Mongena, come al solito per prima cosa ci fermiamo all’ottimo ristorante. Ristorante a cinque stelle, come ha detto qualcuno. Anzi, no, ristorante a quattro stelle, come è stato corretto subito dopo. Rischiando di diventare ripetitivo, ordino come antipasto i tre involtini al formaggio presi la prima volta, poi il filetto di struzzo, che difficilmente potrò rimangiare in Italia. Per concludere il solito dolce al cioccolato, chocolate lava pudding (un nome, una garanzia), piccolo ma buono e calorico.

dscn1892Finito il pranzo passiamo l’ora e mezza prima del game drive giocando a biliardo, con risultati leggermente migliori della volta scorsa. In ogni caso, come sempre, l’importante è divertirsi. Alle 16:30 partiamo per il game drive, mentre mi chiedo cosa ci sarà di interessante questa volta. Come al solito inizia in maniera tranquilla, vedendo i soliti animali, impala, kudu, gnu. Poi, il grande incontro.

Dopo circa 20 minuti di giri, dopo una curva, ci troviamo di fronte due rinoceronti. Non sono molto contenti, e uno di questi fa segno di volerci caricare. Ci fermiamo e rimaniamo in silenzio mentre cominciamo a scattare foto, purtroppo contro luce. Dopo un po’ i rinoceronti smettono di percepirci come una minaccia e si calmano. Dopo 5 minuti ripartiamo e personalmente potrei considerare concluso il game drive.

Ho visto i rinoceronti e con questi ho concluso i “big five”, quelli che venivano considerati i grandi trofei di caccia (elefante, leone, leopardo, rinoceronte e bufalo). Anche se in realtà i leopardi (neri) li ho visti in cattività, e quindi forse non contano.

dscn1913Continuiamo a girare, poi facciamo la consueta sosta dove festeggio l’avvistamento dei rinoceronti con una birra. Una volta ripartiti, il ranger che ci accompagna ci dice che ci sta portando a vedere un ghepardo. Fermerà la macchina e dovremo avvicinarci a piedi, divisi in due gruppi di cinque persone. Arrivati nel punto stabilito, scendiamo dall’auto e accompagnati dal ranger ci avviciniamo lentamente ed in silenzio. Quando ci fermiamo il ghepardo è piuttosto distante, circa 40-50 metri, ma essendo a piedi e allo scoperto il ranger non se la sente di rischiare di farci avvicinare di più. E’ vero che di solito i ghepardi non attaccano l’uomo, ma non si può mai dire.

Faccio quindi qualche foto, con tutti i limiti della mia macchina fotografica sulla lunga distanza, rimanendo comunque contento di aver visto il ghepardo. Il ghepardo quasi sicuramente è lo stesso che avevamo cercato di raggiungere circa una settimana fa, a più di 30 km di distanza. Finite le foto torniamo in auto per l’ultima parte del game drive che si conclude senza particolari avvistamenti. Infine ritorno al campo base e a dormire.

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